Arturo Cirillo aveva già lavorato su testi di Annibale Ruccello (Le cinque rose di Jennifer e L’ereditiera), ma ora con Ferdinando raggiunge un punto molto alto nel viaggio attraverso la scrittura di uno dei nostri autori contemporanei (prematuramente scomparso) più ragguardevoli, tra i più complessi eppure «popolari», per la capacità straordinaria di raccontare in modo molto brillante situazioni e sentimenti, realtà e parossismo. Il nome del titolo è quello del giovane nipote rimasto orfano e solo, e quindi «caduto» in balìa di una zia ancora ferocemente (e letteralmente) borbonica, immediatamente dopo l’unità d’Italia. Con lei vive una parente il cui...