Alias

Passaggio e destino: filmare Benjamin

Passaggio e destino: filmare Benjaminda "Gli indesiderati d'Europa"

Il film "Gli indesiderati d'Europa" di Fabrizio Ferraro dal 24 aprile nelle sale

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 28 aprile 2018

Grande e impervia opera quella di filmare Walter Benjamin. Che non significa filmarne tanto il suo passaggio in vita. Non l’articolazione della sua filosofia. Nemmeno il suo contributo al pensare le immagini e preconizzare i destini del cinema e della “riproducibilità tecnica”. Quanto le tracce di un passaggio che si riverbera, travalicando i tempi, nell’oggi, nel “qui ed ora”, proprio attraverso il nesso di un passato che si riattiva nel presente delle immagini. Passaggio, paesaggio, passi, cammini, sentieri, incrociarsi di tempi e di percorsi. Di questo si tratta nel film più intenso di Fabrizio Ferraro Gli indesiderati d’Europa, i sentieri di Walter Benjamin (prodotto da Boudu-Passepartout e Eddie Saeta con Rai Cinema, e nella cui costruzione è significativo il ruolo di un produttore come Lluis Minarro, che ha realizzato molto del cinema “possibile e necessario”, delle immagini-pensiero della contemporaneità, ad esempio di Apichapong, Serra, De Oliveira). E nel cinema di Ferraro è sempre insorgente l’incarnazione materica delle forme di un paesaggio che è fisico e al contempo irraggiante le temperie politico-culturali del Novecento, e oltre. Ciò nel depositarsi “aldilà” (del prodotto-film) e al centro del “fare immagine”, come attrito ed estrazione (alchemica nel suo lavoro dentro la materia) tra “legno” e “fuoco”, che è il modo di ri-generare l’opera, come atto critico ( ciò di cui Benjamin parla nel saggio sulle Affinità elettive di Goethe). Lo è stato ad esempio per il film su Simone Weil ( Je suis Simone) oppure nel riattraversamento di Guattari (Piano sul pianeta). Qui sono appunto le tracce di un cammino, di un andare-e-venire lungo una linea di frontiera nello spazio e nel tempo (costante questa dell’ “andare”, di una erranza-veggenza, crisma del fare immagine nel Moderno, per Ferraro, che in questo senso si pone in riverbero dell’atteggiamento rosselliniano, come è stato illuminato da Gilles Deleuze). E’ il cammino, nei due sensi incrociati, in cui ci si inoltrava nel 1939-1940, indefinitamente sulla-nella “Route Lister” dei profughi Catalani della Guerra di Spagna e lo stesso, a contrario, degli “indesiderati” ebrei, antifascisti. Sono i sentieri della “sparizione”di Benjamin (qui Euplemio Macri in cui sembra riapparire redivivo il filosofo), che, mentre “travalica” incessantemente quegli spazi rocciosi e fordiani, solcati da nuvole che si sciolgono e si solidificano nel bianconero che appare “avvenire” da un “dopostoria” e insieme dal “confine selvaggio” di un western dell’anima, si prolunga in una durata estenuata dove le parole e i silenzi, l’accompagnarsi con una figura femminile come Lisa Fittko ( qui la Catarina Wallenstein di Singularidades de uma rapariga loura di Manoel de Oliveira), contrappuntano il transito del combattente repubblicano e dei due miliziani delle brigate Internazionali. La linea di “fuga delle immagini” dalla-nella Storia, l’Europa distesa in un territorio che brucia e si accartoccia come una mappa incenerita dai totalitarismi (ma dal cui resto cinerino irriducibile, si leva, “insorge” la resistenza, anche delle immagini), l’ “inviarsi” come a una paradossale “eternità degli astri” (su cui rifletteva Auguste Blanqui), cui necessita una “rottura” rappresentativa (per Benjamin, geschickt , inviato, idoneo, rinvia al destino che si libera dal carattere necessitante e ripetitivo e si mette in relazione con un trasformarsi, un rilanciare), il lavorìo di un “passés cités”, di un “passo” delle immagini-verbo estratte (come in Godard o negli Straub): ecco i crismi di un film che opera, anche come corpo collettivo, uno scarto splendido rispetto all’assopito e inerte panorama del cinema italiano rassicurante. Esempio di un cinema italiano “non riconciliato”, che rilancia il desiderio proprio nel suo essere “indesiderato”.

In uscita, edito da DeriveApprodi, il libro di Valerio Carando Gli Indesiderati. I sentieri di Walter Benjamin in un film di Fabrizio Ferraro

 

È in uscita il 21 aprile, edito da DeriveApprodi per la collana Operaviva, il libro di Valerio Carando Gli Indesiderati. I sentieri di Walter Benjamin in un film di Fabrizio Ferraro. Incentrato sulla retirada republicana e l’esodo di Walter Benjamin, Gli indesiderati d’Europa è l’ultimo film di Fabrizio Ferraro, uno degli autori più originali e innovativi del panorama indipendente. Questo volume ne raccoglie il diario di lavorazione, alimentando una riflessione in fieri sui processi teorici e operativi che sottendono la messa in forma dell’immagine filmica. Un’indagine che espande il film di Ferraro e ne evidenzia i sottotesti, affidandosi a schegge di pensiero, confronti puntuali, folgoranti intuizioni.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento