Visioni

«Passages», variazioni a tre sul discorso amoroso tra disorientamenti e confusioni

«Passages», variazioni a tre sul discorso amoroso tra disorientamenti e confusioni«Passages» di Ira Sachs

Al cinema Il nuovo film di Ira Sachs, protagonisti Franz Rogowski, Adèle Exarchopoulos e Ben Whishaw, tre personaggi tra desiderio e infelicità

Pubblicato circa un anno faEdizione del 23 agosto 2023

Di un film che esplora le complesse relazioni sentimentali e gli sconfinamenti, gli slittamenti fisici e psicologici dei personaggi – a partire da un episodio che li interroga ri-posizionando da quel momento le loro storie, chiamandoli a un confronto profondo e cangiante con il proprio vissuto -il titolo, Passages, rappresenta una sintesi perfetta, esprimendo in una sola parola il senso di un’opera costruita su una costante serie di «passaggi» atti a mettere in campo variazioni su un tema, quello amoroso.
Passages (in questi giorni in sala) è il nuovo lungometraggio di Ira Sachs, cineasta statunitense che, dall’inizio degli anni Novanta, indaga la pluralità dei sentimenti e delle identità sessuali con sguardo immediatamente riconoscibile e che per i suoi due film più recenti si è trasferito in Europa: Frankie è stato girato in Portogallo, Passages a Parigi. Film con cast formato da attori e attrici di diverse nazionalità. Nel caso di quest’ultimo, ecco incontrarsi, amarsi, lasciarsi, ritrovarsi, ancora separarsi – attraverso i personaggi che interpretano – il tedesco Franz Rogowski, l’inglese Ben Whishaw, la francese Adèle Exarchopoulos nei ruoli di Tomas, regista, di Martin, proprietario di una stamperia d’arte e compagno di Tomas, di Agathe, maestra elementare che ha lavorato sull’ultimo film di Tomas.

Ed è sul set del film che Tomas sta terminando (e che si chiama Passages – ma le «interferenze» metafilmiche non sono mai pretestuose), d’atmosfera fassbinderiana (nell’aria anche altrove, si pensi al giovane scrittore franco-africano gay), che inizia Passages, mostrando la meticolosità del regista al lavoro. Si tratta delle ultime riprese, cui segue la festa di fine lavorazione. Tomas è innervosito dal comportamento di Martin e, inizialmente riluttante, accetta l’invito di Agathe a ballare.

LA SEDUZIONE ha inizio. La «confusione» (stato d’animo che impregna le immagini come un velo avvolgente) si fa strada nel corpo e nella mente dei tre personaggi (il protagonista rimane Tomas, fino alla corsa in bicicletta per le strade parigine e al delicato fermo immagine sul suo volto che contiene espressioni miste). Agathe è il «corpo estraneo» che mette in crisi una relazione che sembra consolidata, in realtà fragile e segnata dalle instabilità di Tomas. Non è che l’avvio di una schermaglia dei sessi che Sachs è abile a gestire mantenendo un equilibrio formale nel misurarsi con la commedia sentimentale, il cinema nel cinema (a parte l’incipit sul set, è «collocato» in alcuni dialoghi dove si fa riferimento alla prima proiezione andata male, a una seguente ben accolta, infine all’invito a partecipare a Venezia), l’erotismo (le scene di sesso tra Tomas e Agathe, tra Tomas e Martin), il melodramma accennato, l’uso parsimonioso degli specchi.
Tra appartamenti e locali parigini e la casa di campagna della coppia gay (dove i due si rifugiano spesso e che diventa anche luogo di una scena in cui convergono i vari personaggi, principali e secondari, scena portatrice di altre «confusioni»), Ira Sachs traccia una mappa del disorientamento affettivo, del desiderio e dell’infelicità, della gelosia e delle occasioni mancate, di quelle che potrebbero subentrare e che la sceneggiatura (ottima, nel segno di dialoghi precisi che vanno dritti al punto, e al cuore) lascia intuire. Perché tutto si chiude e tutto si apre, in Passages, che lavora sul campo e il fuori campo, il visto e il non visto, l’evidente e il possibile.
Sachs ha uno sguardo aperto, sensuale nel filmare corpi (bravissime non solo le tre star, ma di livello chiunque nei ruoli minori i cui «passaggi» sono sempre pertinenti all’interno delle scene) e spazi, con luci dense e morbide, di varie gradazioni luminose a seconda degli ambienti che «fotografano», anch’esse protagoniste nel dare materialità e senso alle variazioni sentimentali che palpitano in quest’opera che ama la vita e il cinema.

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