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Pasolini, la via italiana al videogioco

Pasolini, la via italiana al videogiocoDa «Wheels of Aurelia»

Games Numerosi sono i riferimenti alla saggistica e ai film dello scrittore nei videogames: ne parlano designer e programmatori

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 26 novembre 2022

Prima della pandemia mi trovai a discutere di cosa sia un «videogioco italiano» con persone che sviluppano appunto videogiochi in Italia. Quelle conversazioni divennero un articolo per una testata straniera, ma dal pezzo rimase fuori un argomento che nel 2022 mi è tornato in mente: la centralità di Pier Paolo Pasolini nella scena videoludica indipendente italiana. Il videogioco non pare avere molto a che fare con PPP, che muore nel 1975 cioè solo pochi anni dopo il primo vero successo commerciale videoludico, Pong di Atari (1972). Il flipper invece compare almeno nel cortometraggio del 1967 Il ragazzo motore, diretto da Paola Faloja, in cui PPP racconta la passione dei ragazzi di strada per moto e motorini.

Mentre i Ragazzi di vita giocano a carte e a calcio Il ragazzo motore, il ragazzo meccanizzato dal tecnocapitalismo, gioca a flipper. Penso che a PPP non sarebbero neanche piaciuti i videogiochi, soprattutto i videogiochi dell’epoca, macchinette mangiasoldi. Eppure, in quelle conversazioni PPP tornava spesso come riferimento comune almeno a una certa scena videoludica italiana. Arrivammo persino a dire, un po’ per scherzo, che PPP è l’elemento che tiene insieme il videogioco italiano. «Pasolini si è manifestato nel videogioco italiano in modi a volte più palesi e a volte più occulti» mi dice Matteo Pozzi, che con Claudia Molinari compone il duo artistico We Are Müesli. Pozzi e Molinari hanno raccontato, tra le altre cose, i mesi precedenti alla Liberazione di Milano (Venti Mesi), la cultura del cibo tradizionale da strada di Palermo (The Great Palermo) e il golpe Borghese (Colpo di stato).

We Are Müesli ha anche scritto il videogioco Wheels of Aurelia di Santa Ragione, viaggio di due ragazze in fuga in automobile da Roma alla Francia lungo l’Aurelia nel 1978. In Wheels of Aurelia sono presenti riferimenti espliciti a PPP, alle sue opere e alle sue tematiche. «Pasolini l’ho frequentato con attenzione sincera soprattutto verso la sua saggistica e verso alcuni film» ha continuato Pozzi. «C’è un po’ il desiderio di cercare una via italiana al videogioco che guardi a un certo Pasolini e faccia un neorealismo interattivo che sappia essere insieme italiano e internazionale.« PPP compare pure in Football Drama di Open Lab, in cui interpreto un allenatore chiamato a risollevare una squadra di calcio. A inizio del 2023 Football Drama riceverà anche un seguito, Roller Drama, dedicato al roller derby. «È impossibile parlare in Italia di storia del calcio, della sua cultura e dell’interpretazione della sua cultura senza parlare di Pasolini,» mi spiega Pietro Polsinelli, designer, scrittore e programmatore di Football Drama. «C’è uno stupendo scritto (Il calcio «è» un linguaggio con i suoi poeti e prosatori, uscito su Il giorno nel 1971) in cui Pasolini cerca di scomporre le azioni del calcio e farne una grammatica»ha continuato Polsinelli. «Ma quello che cerco di mettere in tutti i miei videogiochi, e che ritrovo in Pasolini come ritrovo in Roland Barthes, è uno stile di approccio, l’attenzione alla cultura popolare».

Credo che un certo ambiente videoludico italiano si veda in continuità con il mondo intellettuale italiano e più in generale con quello europeo. E in Italia, magari per una mera questione di prossimità geografica e culturale, questo porsi in continuità (o comunque in dialogo, anche nella discontinuità) con la tradizione intellettuale vuol dire passare quasi inevitabilmente attraverso PPP. PPP poeta, romanziere, saggista, regista, documentarista, autore di teatro, pittore… cioè PPP che mette in contatto media diversi come li mette in contatto il videogioco e soprattutto il piccolo studio di videogiochi dove ruoli e competenze si mescolano. Parlare di videogiochi con Pozzi, Molinari o Polsinelli o con Julián Palacios Gechtman autore di Promesa o con artisti stranieri come Gareth Damian Martin (In Other Waters, Citizen Sleeper) vuol dire spesso parlare di videogiochi meno di quanto potremmo aspettarci. Si parla invece molto di letteratura, di poesia, di saggistica, di grafica, di cinema. «Avere come riferimento un autore che è stato così eclettico,» mi ha infatti detto Pozzi, «aiuta a sentire l’espressione come un’esigenza che viene prima del singolo medium».

Questi autori condividono con PPP anche la resistenza a una certa omogeneizzazione culturale, che allora come ora avveniva per la spinta del capitalismo statunitense. E anche se a PPP non sarebbe piaciuto il medium videoludico, quel grande romanzo cyberpunk che è Petrolio si troverebbe a suo agio come videogioco. Un romanzo da ricomporre che ci arriva, in quanto incompiuto per la morte di PPP, come edizione critica di un romanzo inedito ma che era pensato sin dall’inizio per essere una finta edizione critica e multimediale di un finto romanzo inedito che parla di lotte e politica all’interno di una grande corporation, di trasformazioni e sdoppiamenti. «Dovrei davvero fare un videogioco da Petrolio» ha concluso Polsinelli.

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