Party a Downing Street, BoJo verso la sfiducia
Regno unito Salta fuori l'ennesima festa, durante il lockdown di maggio 2020. Il leader dei tories scozzesi: se le accuse sono vere il premier deve fare un passo indietro
Regno unito Salta fuori l'ennesima festa, durante il lockdown di maggio 2020. Il leader dei tories scozzesi: se le accuse sono vere il premier deve fare un passo indietro
Bring your own booze, portatevi da bere, esortava l’invito alla distensiva festicciola – almeno una delle dieci – organizzata il venti maggio 2020 durante le restrizioni del lockdown a Downing Street dallo e per lo staff di Boris Johnson nell’ultima dello stillicidio di rivelazioni che da mesi accompagnano l’ormai pluri-sbugiardato primo ministro.
L’INVITO era in un’email resa pubblica ieri dall’emittente televisiva Itv, mentre alcuni testimoni hanno confermato alla Bbc che il Premier e l’allora di lui ancora fidanzata Carrie Symonds vi avrebbero pure preso parte. Dove l’aspetto Diy del portarsi da bere per non mischiare i bicchieri a un consesso proibito è allo stesso tempo osservanza e violazione delle norme di distanziamento sociale imposte al resto del paese durante il primo lockdown, oltre che perfetto esempio del bispensiero che alberga nelle menti di Johnson & Co.
Seguita dal prevedibile no comment dello stesso Johnson – è ancora in corso un’inchiesta indipendente, con Scotland Yard che ha bussato al governo per investigare le «presunte» trasgressioni delle regole – l’esplosione di quest’ennesima miccetta è destinata a far ulteriormente imbestialire tutti coloro che, mentre i funzionari governativi amabilmente libavano, si trovavano forzosamente chiusi in casa o erano multati a centinaia per aver trasgredito alle regole, per tacere di chi in quelle ore veniva rapinato della vita, sua o di qualche persona cara, in un letto d’ospedale.
AL NETTO dell’immediata e sdegnata reazione di molti parenti delle vittime – come di quella, pavloviana, del Labour fossilizzato sulla questione morale – Johnson sembrerebbe sempre più vicino al capolinea. Licenziare l’autore della email – il suo assistente principale, Martin Reynolds – come aveva già fatto con la sua ex-capo ufficio stampa Allegra Stratton, per aver reclamizzato una cosa a cui era presente lui stesso è ovviamente inutile, soprattutto dopo che Stratton aveva a sua volta già dato le dimissioni tra le lacrime lo scorso dicembre, dopo la pubblicazione di un video in cui simulava con dei colleghi una conferenza stampa per studiare una risposta corretta a possibili domande su un’altra festicciola governativa.
ORA TUTTO DIPENDE dal prosieguo della succitata inchiesta affidata a Sue Gray, che dovrebbe ascoltare a momenti la testimonianza di Johnson. Se non fosse che la stessa Gray è subentrata al precedente incaricato, Simon Case, nel cui ufficio si era, ohibò, tenuto un altro rinfresco che lo aveva indotto a farsi da parte per non dover investigare se stesso. Ostaggio della sua matrioska di fandonie, “Boris” è sempre più un leader seriamente in odore della sfiducia anche dei fedelissimi della più svitata destra Tory. E non solo: ieri il leader dei conservatori scozzesi, Douglas Ross, ha detto che se queste ultime accuse fossero vere, il Primo ministro dovrebbe fare un passo indietro. Intanto, ieri il numero dei decessi in Uk era di 379, quello dei contagi 120.821.
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