Partite le buste arancioni ma non c’è traccia degli 80 euro
Pensioni Inviate le prime 150 mila lettere con il calcolo dei futuri assegni. Il premier per ora non conferma il bonus integrativo che aveva annunciato per chi ha già lasciato il lavoro. Il 19 maggio manifestazione a Roma dei sindacati
Pensioni Inviate le prime 150 mila lettere con il calcolo dei futuri assegni. Il premier per ora non conferma il bonus integrativo che aveva annunciato per chi ha già lasciato il lavoro. Il 19 maggio manifestazione a Roma dei sindacati
La busta è tutta arancione, il presidente dell’Inps Tito Boeri la mostra orgoglioso ai fotografi: è partito ieri il primo pacchetto di spedizioni – 150 mila recapiti – della lettera con cui l’istituto di previdenza informa i futuri pensionati. L’intento sarebbe quello di far conoscere a ogni iscritto l’importo dell’assegno che percepiranno da qui a qualche decina di anni, anche se è impossibile oggi fornire dati certi, vista l’assoluta saltuarietà delle carriere lavorative di tanti, tra contratti precari e contributi a singhiozzo.
«In viaggio le prime 150.000 buste arancioni. Il 50% di chi ci critica le ritiene ottimistiche, l’altro 50% pessimistiche. Se avessimo ragione?», twittava ieri lo stesso Boeri, dopo giorni di polemiche sulla presunta aleatorietà dei calcoli inviati dall’Inps.
Basti pensare ad esempio che tra i parametri di riferimento applicati dall’Inps c’è una «stima media» di crescita dell’1,5% del Pil: cifra piuttosto irrealistica, tenendo conto non solo degli ultimi 5 anni, ma anche delle stesse previsioni del governo e delle istituzioni economiche internazionali relative ai prossimi 3 anni.
Ancora, viene prevista una retribuzione stabile, se non anche in crescita costante: pure in questo caso, nulla di più astratto e aleatorio, visto che tutti sappiamo quanto sia in generale difficile rinnovare un contratto nazionale, per non dire quasi impossibile per un autonomo, un collaboratore o un percettore di voucher mantenere lo stesso reddito di anno in anno.
La figura simbolo delle simulazioni Inps è divenuto il 35 enne (lavoratore nato nel 1980) che Tito Boeri ha voluto utilizzare come esempio: e per il quale, tenendo conto appunto della accidentata carriera lavorativa (se non per tutti, se non altro sicuramente nella media), il presidente dell’istituto di previdenza ha ipotizzato che potrà realisticamente accedere alla pensione «solo a 75 anni». Uno scenario che ha messo in allarme molti lavoratori, e gli stessi sindacati.
Se i lavoratori più anziani, quelli che si ritirano con il vecchio metodo “retributivo” (calcolato in base agli ultimi assegni percepiti, indipendentemente dall’intera carriera), possono ambire a tassi di sostituzione (cioè la percentuale calcolata sull’ultimo stipendio) superiori all’80%, i futuri pensionati col sistema “contributivo” faticheranno ad arrivare al 60%.
Tutta colpa dei bassi coefficienti di sostituzione, quelli che appunto determineranno in futuro il tasso: un mix che tiene conto anche dell’aumento di aspettativa di vita (ieri, tra l’altro, per la prima volta in calo nel nostro Paese) e della possibilità non remota che nei prossimi anni si possa allontanare ancora la soglia di età per il pensionamento in conseguenza di nuove riforme, sulla scia di quella «Fornero» del 2011.
Nel corso del 2016, ha spiegato l’Inps, dovrebbero essere 7 milioni i cittadini raggiunti dalla lettera, che è alternativa al sistema di calcolo «La mia pensione» presente sul sito Inps per chi ha attivato il Pin dell’istituto. Anzi, lo stesso Boeri ha tenuto a precisare che le simulazioni inviate più che avere un valore definitivo rispetto al futuro assegno previdenziale, vogliono essere una sorta di contatto, di prima informazione, di presa di coscienza da parte degli utenti, in modo che in futuro magari si convincano a monitorare la loro situazione sul sito Inps. Dopo che si saranno muniti, come detto, del necessario codice Pin.
Le buste arancioni vengono spedite in un momento in cui il governo è al centro di una «vertenza previdenza»: i sindacati – che manifesteranno a Roma il 19 maggio – chiedono innanzitutto di ristabilire una flessibilità in uscita che permetta di anticipare i rigidi paletti fissati dalla riforma Fornero. Resta da risolvere il problema di almeno 24 mila esodati – tuttora rimasti scoperti – dei lavoratori precaci e di chi svolge attivià usuranti o a rischio di malattia professionale. Senza contare il problema dell’adeguamento degli attuali assegni: il premier Matteo Renzi qualche settimana fa aveva detto che era allo studio un’integrazione di 80 euro per le fasce più deboli, ma il 25 aprile la possibilità sembra essersi allontanata: «Per ora non prendo impegni», ha detto.
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