Scatta oggi fino al 30 aprile la gara tra i lavoratori autonomi e parasubordinati iscritti alla gestione separata Inps per aggiudicarsi il bonus di 600 euro previsto dal decreto “Cura Italia” emanato dal governo a marzo. La domanda può essere presentata online con un Pin, lo Spid, la carta nazionale dei servizi o la carta di identità elettronica sul sito dell’Inps e sarà accettata entro i limiti dei fondi stanziati. Chi non ha il Pin può rivolgersi all’Inps o ai patronati.

L’accredito arriverà sul conto corrente. Una decisione che ha sollevato polemiche tra le partite Iva nei giorni scorsi, anche se il governo ha assicurato il fondo sarà rifinanziato con il decreto di aprile, mentre l’importo sarà ampliato, probabilmente a 800 euro. Il sostegno spetta a chi ha percepito un reddito non superiore a 35mila euro, la cui attività è stata interrotta, o rallentata, dall’emergenza causata dal coronavirus.

È prevista una fascia di reddito tra 35 mila e 50 mila euro di lavoratori che hanno subìto una contrazione di almeno il 33% del fatturato nel primo trimestre 2020. Il decreto che eroga i 600 euro anche ai professionisti degli ordini professionali. Per 333 mila professionisti sono stati stanziati 200 milioni di euro di un «reddito di ultima istanza» che sarà versato dalle rispettive casse previdenziali e sarà rimborsato in seguito.

Non è al momento chiaro se questo avverrà attraverso una graduatoria. In entrambi i casi l’indennità non contribuisce alla formazione del reddito tassabile e non vale ai fini del calcolo della pensione nei termini di una contribuzione figurativa. Il «Cura Italia» ha stanziato per collaboratori e partita Iva 203,4 milioni; per commercianti, artigiani, coltivatori diretti,i mezzadri ei coloni iscritti alla gestione speciale dei lavoratori autonomi lo stanziamento è di 2 miliardi160 milioni; per gli stagionali del turismo e degli stabilimenti termali le risorse sono pari 103,8 euro; per gli operai agricoli a tempo determinato lo stanziamento è 396 milioni mentre per i lavoratori dello spettacolo lo stanziamento è di 48,6 milioni.

Per i lavoratori dello spettacolo è stato posto un limite di reddito entro i 50 mila euro, devono avere versato almeno 30 giornate lavorate nel 2019 e non devono essere stati titolari di un rapporto dipendente fino al 17 marzo. In totale il bonus dovrebbe raggiungere circa 4,8 milioni di lavoratori. Il sussidio è incompatibile con la pensione e il cosiddetto «reddito di cittadinanza».

L’Abi, i sindacati e i datori di lavoro hanno sottoscritto ieri una convenzione che permette di accreditare l’importo della cassa integrazione in deroga (3,3 miliardi) e ordinaria, il Fis (Fondo integrazione salariale) (5 miliardi in totale) direttamente sui conti correnti dei lavoratori. Le banche convenzionate potranno accreditare un antico fino a 1400 euro a chi è stato messo in Cig a zero ore per nove settimane. La ministra del lavoro ha confermato l’impegno di potenziare il fondo con il decreto di aprile.

Il «reddito di emergenza» (Rem) che dovrebbe coprire altri 3 milioni di persone sospese tra il precariato e l’inoccupazione non tutelati dai bonus per gli autonomi o le casse integrazioni è ancora confuso. In vista del decreto di aprile non è stato ancora del tutto chiarito se il Rem (pari ad altri 3 miliardi) è un’estensione del «reddito di cittadinanza» o un altro bonus che si aggiunge alla giungla normativa dell’emergenza. La ministra Catalfo starebbe pensando sia a un bonus che dovrebbe seguire le modalità semplificate per le altre misure, ma anche a un «rafforzamento e ampliamento del reddito di cittadinanza sulla base dell’allargamento dei requisiti sul patrimonio immobiliare, a tempo ovviamente». Sarebbero addirittura due misure diverse, non un’alternativa. Ad aggiungere confusione, come se si volesse saggiare il terreno, Vito Crimi ieri ha aperto all’opzione di Beppe Grillo su un reddito universale, ma per chi che ha perso il lavoro a causa del coronavirus pari a 780 euro, il massimale previsto