Parte la Lombardia. Misure «simboliche» contro l’impennata
Emergenza Registrati ieri 4.125 positivi, il numero più alto dall’inizio della pandemia. Da stasera coprifuoco, da lunedì didattica a distanza
Emergenza Registrati ieri 4.125 positivi, il numero più alto dall’inizio della pandemia. Da stasera coprifuoco, da lunedì didattica a distanza
L’ufficialità dei dati è arrivata poco dopo le 18, per la Lombardia e Milano quella di ieri è stata la giornata con il più alto numero giornaliero di positivi e tamponi dall’inizio della pandemia: 4.125 positivi in 24 ore a fronte di 36.416 tamponi. A trainare la curva all’insù è sempre la provincia di Milano con 1.858 positivi, 753 a Milano città. I morti sono stati 20, in forte crescita i ricoveri non in terapia intensiva, +253, per un totale di 1.521. In aumento anche i ricoveri in terapia intensiva, +11, in totale 134. Tra le province lombarde preoccupa molto quella di Monza che è passata da 123 a 671 positivi giornalieri. Il rapporto tra numero di tamponi e positivi è ora all’11% rispetto al 9,3% del giorno prima.
DOPO GIORNI DI ALLARMI lanciati dai medici e dai tecnici del Comitato tecnico scientifico regionale, e dopo il blitz parzialmente fallito di Matteo Salvini che avrebbe voluto provvedimenti più soft, il presidente Attilio Fontana ha firmato due ordinanze: la prima insieme al ministro della Salute Roberto Speranza che impone da oggi il coprifuoco dalle 23 alle 5, la seconda esclusivamente regionale che ripristina la didattica a distanza nelle scuole superiori da lunedì 26 ottobre, la chiusura dei centri commerciali nel week end e da oggi la chiusura dei locali alle 23. La consumazione al tavolo sarà consentita fino a quell’ora, massimo in sei al tavolo esclusi i congiunti, dalle 18 sarà vietata la consumazione in piedi. È sempre vietato bere alcolici in aree pubbliche.
TORNA ANCHE l’autocertificazione, servirà a spostarsi la notte durante le sei ore di coprifuoco. Ci si potrà spostare per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o urgenza, motivi di salute e per fare rientro alla propria abitazione. Quest’ultimo punto è una concessione ai commercianti che chiedevano di poter lasciare i clienti al tavolo fino alle 23. Si potrà dunque restare nei locali fino a quell’ora, o da amici anche oltre, e poi rientrare a casa. Un coprifuoco che Fontana aveva definito giorni fa «simbolico», ma di tutto c’è bisogno tranne che di provvedimenti «simbolici» che toccano le libertà personali senza essere risolutivi. Le misure resteranno in vigore fino al 13 novembre.
SI TRATTA di provvedimenti d’emergenza presi nel caos della gestione Fontana-Gallera. Il Cts chiedeva di più, il piano per un lockdown più severo è stato cestinato da Fontana e dai sindaci lombardi. Milano è la città più colpita da questa seconda ondata, ma per il momento le saranno applicate le stesse misure delle altre province. Non è chiaro quanto potrà durare questa uguaglianza. Il consigliere del ministro Speranza, Walter Ricciardi, ha definito la situazione dal punto di vista del controllo della pandemia «fuori controllo» a Milano, Napoli e Roma. Il sindaco Beppe Sala ha detto che «Milano non può pagare il prezzo pagato da altre province» riferendosi a Bergamo, Brescia e Cremona, le tre città che oggi hanno i numeri più bassi.
IN ALCUNI OSPEDALI milanesi la situazione è già di forte sofferenza. Il reparto di cardiologia dell’ospedale Sacco di Milano, eccellenza per le malattie infettive, è stato svuotato dei pazienti a causa di un focolaio: un medico, venti infermieri e dieci pazienti sono risultati positivi.
«LE ATTIVITÀ DEGLI ESERCIZI di somministrazione di alimenti e bevande sia su area pubblica che su area privata (fra cui, a titolo esemplificativo, bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, rosticcerie, pizzerie, chioschi, bar mobili) sono consentite dalle ore 5,00 sino alle ore 23.00, con consumo al tavolo, e con un massimo per tavolo di sei persone (in tale numero non sono computati conviventi e congiunti), e sino alle ore 18.00 in assenza di consumo al tavolo», si legge nella bozza della nuova ordinanza della Regione Lombardia. «Con la chiusura dei pubblici esercizi all’ora stabilita – specifica il documento – deve cessare ogni somministrazione agli avventori presenti ed effettuarsi lo sgombero del locale».
Vietata inoltre «la vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica da parte di tutte le tipologie di esercizi di somministrazione di alimenti e bevande dalle ore 18.00 alle ore 5.00; in tale arco orario la vendita di bevande alcoliche da parte dei predetti esercizi è consentita solo mediante consegna a domicilio». Inoltre in Lombardia «è fatto obbligo sia per gli esercizi commerciali al dettaglio che per gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande di esporre all’ingresso del locale un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente nel locale medesimo, sulla base dei protocolli e delle linee guida vigenti».
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