Parliamo dell’incontro con Silvia Vecchini
I bambini ci parlano La rubrica che dà voce ai più piccoli
I bambini ci parlano La rubrica che dà voce ai più piccoli
Mi raccontate quello che vi ricordate sull’incontro con Silvia Vecchini? E spiegate chi è come se doveste parlarne a chi non lo sa?
«Neanche io lo sapevamo prima di conoscerla». «Invece la conoscevamo perché avevamo letto dei suoi libri». «È una scrittrice di libri per bambini e per ragazzi. Invece suo marito è un disegnatore, un illustratore». «E’ simpatica». «È molto gentile, con una voce molto dolce. Per me è una ragazza molto educata». «A me l’incontro è piaciuto perché lei ha parlato non solo delle sue cose, dei suoi libri, ma anche delle domande che le abbiamo fatto noi. Ha risposto a tutte le domande». «Lei aveva appena vinto un concorso con un libro di fumetti insieme a suo marito». «A me è piaciuto quando ha raccontato quando lei era bambina. Perché era molto timida come me. Lei forse ancora più timida di me, perché aveva una sua amica sempre vicino che lei… Insomma, Silvia diceva una cosa sottovoce perché lei era timida sempre e la sua amica le ripeteva sempre le parole che aveva detto più forte». «Ha raccontato che vive in un piccolo paese perché le piace vivere in mezzo alla natura. Poi le piacciono i cani». «Ha detto che lei da bambina aveva molto tempo per pensare e anche per immaginarsi tante cose. Forse è per questo, per me, che è diventata una illustratrice». «Io sono rimasto molto contenta quando le ho fatto la domanda sui fumetti. Lei fa le scritte, le parole, invece suo marito fa i fumetti perché è un illustratore».
«Perché ti è piaciuta?» «Perché a scuola alle maestre non piacciono tanto i bambini che leggono i fumetti. O Topolino o Geronimo Stilton. Dicono sempre… Si capisce dalle loro facce che preferiscono che conosciamo e leggiamo i libri che non sonori fumetti». «Forse perché non sono scritti in stampato maiuscolo come i fumetti. Altrimenti noi non impariamo mai a leggere il minuscolo. Lo stampato minuscolo, dico».
«A me è piaciuto proprio quando ha detto che chi legge un fumetto è come se lui o lei, i lettori, è come se leggessero due volte: perché una cosa la devono leggere con gli occhi, e anche l’altra. Ma una cosa sono le parole e un’altra sono i disegni, le immagini. Allora devi leggere di più, non di meno. Devi leggere due volte. Perciò anche i fumetti sono molto importanti da leggere. Non solo quelli… Non solo i libri che non sono fumetti». «Io mi ricordo quando ha spiegato la differenza tra un album, che ha tante figure e poche parole e di solito è per i più piccoli, gli scolari delle prime o seconde classi, penso io, e gli altri libri con meno figure». «Io non capisco perché più uno diventa grande e legge dei libri più grandi e perché uno… Perché i libri hanno sempre meno figure, certi nemmeno una, neppure in copertina». «Forse agli adulti… A loro i disegni non piacciono molto e preferiscono così». «Silvia ha fatto il libro di fumetti, cioè le scritte, però scrive anche i libri senza fumetti». «Io mi ricordo che lei ha detto che ci sono anche i fumetti per grandi e si chiamano Graphic Novel, sono libri normali, con la copertina dura, però sono fumetti».
«Io invece… Mi è piaciuto quando ha spiegato come si fanno i fumetti, anche il libro vincitore, che prima lei ha scritto la storia. Poi lui l’ha letta e ha…. Insomma, ha tagliato molte parole. Poi ha fatto i disegni. Però lasciandogli le nuvolette sopra i personaggi. E dopo Silvia ha messo le parole nelle nuvolette». «Sì, sì, perché poi nelle nuvolette ci sono le parole dei personaggi del fumetto, che poi sono sempre come un discorso diretto, solo che non metti due punti, virgolette e lettera maiuscola perché scrivi dentro la nuvoletta e scrivi sempre in stampato maiuscolo». «La nuvoletta sono come i due punti virgolette lettera maiuscola, è vero». «Mi è piaciuto molto incontrarla perché avevo letto due suoi libri e mi chiedevo chissà che faccia aveva la persona che ha scritto questo libro, e dopo aveva proprio la faccia uguale a come pensavo». «A me incontrarla ha fatto piacere. Soprattutto quando ha parlato di come era lei a scuola e a casa da bambina. I suoi genitori non erano scrittori». «Io però non capisco perché noi dobbiamo sempre leggere libri scritti da adulti e non da bambini o ragazzi come noi».
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