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Parlamentari Pd e Sel in Palestina, situazione disperata spinge a gesti estremi

La conferenza stampa Tidei: Questione israelo-palestinese riesca dall'oblio. Interrogazione su missione italiana ad Hebron

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 23 dicembre 2015

“Crediamo che sulla questione israeliano-palestinese vada riacceso un faro. Deve risalire nell’agenda politica internazionale e uscire dall’oblio. E, in un contesto di povertà, disperazione e negazione di diritti non è escluso si intrufolino messaggi terroristici”. Così Marietta Tidei (Pd) nel corso della conferenza stampa tenutasi oggi alla Camera al ritorno dal viaggio di conoscenza in Palestina e Israele che ha visto protagonisti otto deputati del Pd e di Sel. Viaggio che ha spinto i parlamentari a presentare un’interrogazione al Governo per sapere cosa riportano i report della missione italiana ad Hebron, città della Cisgiordania nota per l’alto livello di tensione tra coloni israeliani e palestinesi. “Ci interessa sapere cosa dicono rispetto a ciò che accade in quella città e quali iniziative propone il Governo”, chiedono i deputati.

Nel corso del viaggio, accompagnati da Lusia Morgantini, presidente di Assopace Palestina, già vicepresidente del Parlamento europeo e attivista per i diritti umani, la delegazione di parlamentari ha incontrato palestinesi e israeliani, tra cui politici di diversi schieramenti, professori, universitari e medici. “Quello a cui da anni si assiste – sottolinea Tidei – è un lento e costante e deterioramento delle condizioni di vita del popolo palestinese. Il nostro invito è a riprendere il processo di pace. Non si può parlare di questo problema solo nel momento in cui ci sono bombardamenti”. Dal 1993, anno della sigla degli accordi di Oslo, prosegue, “sono triplicati gli insediamenti illegali di coloni israeliani in Cisgiordania, che soffocano e tolgono ogni prospettiva economica e politica ai cittadini palestinesi. In queste condizioni, il conflitto si può riaccendere in ogni momento”.
Le fa eco il collega Franco Bordo (Sel). “Siamo tornati a distanza di un anno e mezzo e abbiamo trovato i palestinesi in un profondo stato di abbandono e isolamento rispetto al quadro della comunità internazionale”. A colpire è la mancanza di ipotesi di soluzione da parte della politica israeliana. “Negli incontri avuti alla Knesset, da parte delle organizzazioni democratiche e progressiste – spiega – abbiamo rilevato la mancanza totale di una prospettiva politica per venire fuori da questa situazione. L’assenza di una proposta anche da parte dei laburisti, mi ha lasciato disarmato”.

A fare il punto sulla violazione dei diritti dell’uomo, che non viene denunciata solo dai palestinesi  ma anche da un organismi come la corte penale internazionale è stato Renzo Carella (Pd). “I bambini uccisi non fanno più notizia perché il baricentro dell’attenzione si è spostato sulla vicenda Isis. E Israele se ne sta approfittando, sta conquistando posizioni. Abbiamo delegato in passato gli Usa della risoluzione del problema. L’Europa debba assumere un ruolo diverso. Ma dobbiamo agire subito, perché questi ragazzi si trovano di fronte a un futuro buio e le trattative con Israele sono a un punto morto. Il rischio è delegittimare le istituzioni palestinesi presenti e allontanare sempre di più la pace”.

Tra i punti toccati anche il tema caldo degli accoltellamenti verificatisi negli ultimi mesi ai danni di cittadini israeliani.”Non c’è connessione alcuna con terrorismo”, sottolinea Filippo Fossati (Pd) ricordando il contesto in cui maturano.”C’è un governo di destra in Israele – spiega – che dal suo insediamento rispetta la promessa elettorale, quella di aumentare gli insediamenti nei territori occupati, che significa togliere fonti di sostentamento al popolo palestinese. La conseguenza è che da settembre ad oggi si contano ben 135 morti palestinesi, uccisi nel corso di demolizioni di case, scontri a fuoco, rastrellamenti, manifestazioni. La situazione è talmente disperata che spinge a gesti estremi”.

Ad esser negato è “persino il diritto alla salute e alla cura per persone che hanno subìto atti di violenza”, spiega Elena Carnevali (Pd). “Abbiamo visitato ospedale di Makassed, 250 posti letto, che è stato teatro di vere e proprie incursioni da parte dell’esercito israeliano, con tanto di bombe lacrimogeni nei reparti, persino nel reparto di terapie intensiva,per sospetti presenti terroristi. Ma ci sono anche persone infartuate che hanno perso la vita per aver aspettato ore preziose davanti a un check point che i soldati controllassero i loro documenti”.

“In queste condizioni – afferma Michele Piras (Sel) – l’odio si sedimenta quotidianamente e la possibilità di qualsiasi soluzione pacifica diminuisce ogni giorno che passa”. Per questo, aggiunge, è “da condanna per l’inaccettabile inerzia con cui la comunità internazionale tratta la questione palestinese”. Nel corso degli anni, ricorda Giuditta Pini, “ci sono stati accordi siglati e mai rispettati, ma nessuno ne ha mai dato conto. La politica internazionale – conclude – deve tornare a far rispettare i patti e denunciare violazioni”. Ma la richiesta, da parte di tutti i deputati della delegazione, è anche al Governo Italiano, “affinché riconosca lo stato di Palestina, così come tanti altri Paesi europei hanno già fatto”.

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