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Parigi in imbarazzo: sono francesi i missili nelle mani di Haftar

Parigi in imbarazzo: sono francesi i missili nelle mani di HaftarI missili Javelin ritrovati nella base di Gharian abbandonata dalle forze di Khalifa Haftar – Ismail Zitouny/Reuters

Libia Il governo francese descrive come "danneggiati e inutilizzabili" i quattro Javelin trovati dalle truppe governative libiche nella base di Gharian, fino a qualche settimana fa occupata dalle forze di Khalifa Haftar lanciate alla conquista di Tripoli.

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 11 luglio 2019

Parigi ammette. Non può fare altrimenti dopo lo scoop del New York Times. «I missili Javelin trovati a Gharian appartenevano effettivamente ai militari francesi che li avevano acquistati dagli Stati Uniti», ha comunicato ieri il ministero della difesa francese in riferimento alle armi scoperte dalle forze del Governo di accordo nazionale libico (Gna) guidato da Fayez el Serraj in una importante base di Gharian precedentemente occupata dagli combattenti dell’«uomo forte» della Libia, il generale Khalifa Haftar. Che ora si scopre meno forte, proprio per la perdita di Gharian, la città a 80 da Tripoli che era stata la testa di ponte dell’attacco lanciato il 4 aprile dalle sue forze – l’Esercito nazionale libico – per conquistare la capitale e mettere fine al governo di el Sarraj, riconosciuto dall’Onu e dall’Occidente. Da quando ha perso Gharian, Haftar ha subito altre sconfitte, per la delusione dei suoi sponsor: l’Egitto e le monarchie del Golfo. E ora si dice che gli Emirati, suoi principali finanziatori, assieme agli egiziani, vorrebbero sostituirlo con l’attuale ambasciatore libico ad Abu Dhabi, Aref al Nayed.

Sono solo voci. Forse diffuse dai nemici per sfruttare le inattese difficoltà militari del generale. Di certo Haftar aveva e probabilmente ancora ha l’appoggio della Francia. Che in queste ore è costretta a giustificarsi agli occhi degli altri governi europei. Quei missili Javelin, spiegavano ieri da Parigi, erano destinati all’«autodifesa» di unità francesi dispiegate nel quadro di una missione di «ricognizione in materia di anti-terrorismo…erano danneggiati e fuori uso, quindi temporaneamente messi in un deposito in attesa della distruzione. Non sono stati trasferiti a forze locali». Ad apparente sostegno di questa versione c’è la morte, nel luglio del 2016, di tre membri delle forze speciali francesi a bordo di un elicottero delle forze di Haftar abbattuto vicino ad Agedabia. I Javelin potrebbero essere stati perduti in quella occasione. Ma è solo una ipotesi. Secondo il New York Times, i quattro missili anticarro di fabbricazione statunitense erano stati venduti, assieme ad altro 256, alla Francia nel 2010. La stessa fonte militare francese citata dal quotidiano Usa non ha saputo spiegare cosa ci facessero i Javelin a Gharian.

Il sospetto è che militari francesi fossero presenti nella città scelta dalle forze di Haftar per dare pieno slancio all’offensiva verso Tripoli. Già il primo luglio l’ambasciata francese in Libia era stata costretta a smentire «categoricamente» le notizie sulla presenza di «soldati o personale militare francese» a Gharian. Qualche giorno prima infatti un comandante delle forze militari agli ordini di el Serraj, aveva detto di aver visto militari francesi a bordo di sei auto fuggire mentre i suoi uomini entravano nella città. E non si può fare a meno di ricordare il caso dei 13 cittadini francesi, in possesso di armi, fermati lo scorso 14 aprile alla frontiera tunisina mentre uscivano dalla Libia. L’accaduto alimentò i sospetti di operazioni speciali francesi in appoggio all’offensiva di Haftar, spingendo il 18 aprile il ministero dell’interno del governo di el Sarraj a sospendere la cooperazione di sicurezza con Parigi, che è ripresa solo il mese scorso.

Sullo sfondo ci sono le vittime, non poche delle quali civili – tra cui i migranti uccisi dal bombardamento di qualche giorno fa compiuto dalle forze di Haftar -, di una guerra di cui ormai si parla poco o nulla. L’Oms ha aggiornato a 1.048 morti e 5.558 feriti il bilancio dei combattimenti. La scorsa settimana l’Onu ha chiesto una tregua urgente facendo appello affinché tutti rispettino l’embargo sulle armi imposto alla Libia nel 2011.

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