Parcu: «Sull’indipendenza la Tv pubblica è a rischio»
Il professor Pier Luigi Parcu è direttore del Centro per il pluralismo e la libertà dei media dell’Istituto universitario europeo di Firenze.
In apertura degli Stati generali, il presidente Matterella ha fatto un richiamo al pluralismo dell’informazione e condannato la pratica della spartizione del servizio pubblico. Cosa prevede in proposito il Media Freedom act europeo?
Il principio fondamentale, contenuto nell’articolo 5, è che le nomine dei vertici del servizio pubblico devono essere il più possibile indipendenti dal governo in carica. Per garantirlo, gli incarichi potrebbero avere una durata maggiore rispetto a quella dell’esecutivo, come avviene nel caso delle authority, e dovrebbero essere effettuate in modo da non poter essere espressione di una sola parte politica, magari con il concorso di maggioranza e opposizione, o comunque attraverso un consenso molto ampio. Così si potrebbe far salire il livello l’indipendenza e la qualità delle persone scelte.
Basta per evitare la lottizzazione?
Ci vuole più di un accorgimento. Magari le designazioni potrebbero essere scaglionate nel tempo, così da rendere le spartizioni più difficili. Sto elencando elementi tecnici di soluzione, poi certo dipende se c’è la volontà. In ogni caso, è chiaro che le norme italiane al momento non sono allineate alle regole europee.
Il Media Freedom act è un regolamento, quindi già in vigore, e dobbiamo applicarlo per forza.
Abbiamo fino all’agosto del 2025 per approvare una riforma, poi se non ci si adegua si va incontro alla procedura d’infrazione da parte della Commissione Ue. Certo le proposte di riforma di cui la politica sta cominciando a discutere sono allo stato embrionale.
La situazione del servizio pubblico in Italia è critica.
Secondo il nostro monitoraggio, l’Italia si trova nel mezzo tra i paesi a rischio riguardo al pluralismo dei media. Non è rassicurante, dato che tutti i paesi fondatori dell’Ue stanno meglio. Se guardiamo all’indicatore specifico sull’indipendenza del servizio pubblico, il rischio dell’Italia è oltre il 70%, decisamente troppo alto.
Colpa di Telemeloni?
Non lo si può escludere, ma è anche vero che il problema non è di oggi. La Rai ha sempre avuto un assetto istituzionale poco adatto a garantire l’indipendenza dalla politica.
Proprio la politica discute in modo ricorrente, e non di rado demagogico, sul finanziamento della Rai da parte dei cittadini. Quello sul canone le sembra un dibattito utile?
Il finanziamento pubblico è garanzia di indipendenza. Meglio se pluriennale, in modo tale da non dover essere negoziato ogni volta con il governo in carica. L’esigenza è quella di assicurare risorse su cui il servizio pubblico può investire, programmare e funzionare in modo autonomo, proprio come chiede la legge europea. Al contrario, l’incertezza sulla destinazione delle risorse non fa bene alla Rai e anzi la rende subalterna.
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