Cilento in fiamme. Il territorio è sotto assedio, manca l’acqua e i boschi bruciano. La straordinaria macchia mediterranea, gli oliveti, le colture sono ridotte a un ammasso di cenere nel silenzio delle istituzioni: la regione, la provincia, i comuni e lo stesso Parco Nazionale Cilento Vallo di Diano e Alburni.

Qualche giorno fa le fiamme lambivano la storia e l’arte avvolgendo i resti dell’antica Elea-Velia, fondata intorno al 541-535 a.C. dai greci in fuga e in cerca di libertà, famosa per la Scuola Eleatica, patria di Parmenide e Zenone, patrimonio Unesco. Tutto intorno cenere e fumo, è stato necessario chiudere al pubblico il frequentatissimo sito archeologico, parzialmente riaperto da qualche giorno. Nei giorni precedenti le fiamme divampano a Capo Palinuro e sul Monte Bulgheria, zone di interesse europeo e a protezione speciale soprattutto per la Primula Palinuro, una pianta che cresce solo sul promontorio dedicato al nocchiero di Enea, naufragato e morto in quelle acque. Poi è stata la volta di Monte Cavallaro con una settantina di ettari di castagneto inceneriti, con gravi problemi alla già misera economia di queste zone.

Ma il 3 luglio, senza alcun avviso, nonostante i 681 incendi del 2016 e i 114 del 2017, la Sala operativa antincendio del Parco di Vallo della Lucania (cittadina al centro del Cilento) è stata inspiegabilmente e improvvisamente chiusa, insieme a quelle di Torre del Greco (Na) e di Sant’Angelo dei Lombardi (Av). Eppure il finanziamento era previsto fino a giugno del 2018. Il presidente del Parco del Cilento, Tommaso Pellegrino, ex parlamentare dei verdi, non ha protestato.

Nel mese di marzo, con una spesa di oltre tre milioni, è stato attivato in ritardo il progetto «Mercurio», finanziato nel 2009 dal Por Campania-Fesr 2007-2013, affidato nel 2013 a Telecom Italia Spa-Impower srl di Napoli, che dota il territorio di 77 telecamere di videosorveglianza (inizialmente ne erano previste 106) e di due sale operative antincendio boschivo per vigilare un territorio ad altissimo rischio incendi. Una è stata soppressa, l’altra non è stata mai attivata.

In queste zone, private del controllo del territorio, le fiamme la fanno da padrone. Proprio nella serata del 3 luglio un incendio ha incenerito circa 50 ettari del comune di Prignano e l’intervento di un Canadair il giorno successivo ha salvato l’azienda della famiglia Alfieri (Franco Alfieri è consigliere del governatore De Luca).

Mentre scriviamo fiamme altissime distruggono la macchia mediterranea di Castelnuovo Cilento e di Salento, altri due comuni cilentani.

«L’abolizione del Corpo Forestale voluto dal governo Renzi – dichiara Enzo Cammarano, funzionario della Sala Radio – ha privato anche qui il territorio della presenza capillare di personale competente e preparato, sostituendolo con personale regionale formato frettolosamente e di stanza a Salerno che impiega ore per raggiungere il territorio». Cammarano denuncia che l’elicottero che si trova a Palinuro è bloccato: con l’abolizione del Dos (direttore operazione di spegnimento) di Vallo della Lucania non c’è nessuno che gli può dare l’ordine di intervenire su un incendio. Situazione paradossale. I forestali, alla loro abolizione, hanno consegnato la loro strumentazione (flotta aerea, radio, macchine, aubobotti…) e, incorporati nei carabinieri, si ritrovano senza mezzi e perciò impossibilitati a intervenire. A tutto ciò si aggiunge che la linea telefonica della Sala radio di Vallo della Lucania spesso fa i capricci.

Dal territorio si chiede una riunione dei sindaci con il prefetto, insieme all’istituzione della mappatura catastale dei terreni e dei boschi bruciati. Oggi è in calendario una riunione alla Regione Campania per riaprire le sale radio, ma riaprirle senza dotarle dei Dos sarà inutile e probabilmente il fuoco continuerà a spadroneggiare nel Cilento e nel resto della regione.