«Papicha», l’Algeria nega i permessi per la proiezione
Cinema L’esordio di Mounia Meddour, candidato all’Oscar per il Paese africano, doveva debuttare il 22 settembre
Cinema L’esordio di Mounia Meddour, candidato all’Oscar per il Paese africano, doveva debuttare il 22 settembre
«La sensazione dei giovani algerini è che gli venga impedito di fare quello che potrebbero, di raggiungere degli obiettivi» ci aveva raccontato a Cannes lo scorso maggio Mounia Meddour, la regista di Papicha, presentato al Festival nella sezione Un Certain Regard e candidato dell’Algeria all’Oscar. Almeno fino a ieri: il debutto nelle sale di Algeri previsto per il 22 settembre è stato sospeso perché all’improvviso sono stati negati i permessi per la proiezione. Da allora non si è più saputo nulla della sua sorte, ma per poter essere preso in considerazione dall’Academy il film – che in Italia uscirà distribuito da Teodora l’anno prossimo – avrebbe dovuto debuttare nelle sale nazionali proprio entro la data di ieri. E per ora non si sa ancora come intenda muoversi l’istituzione hollywoodiana: se ci si può auspicare una deroga, qualora il film (una produzione franco-algerina) non dovesse proprio uscire in Algeria una forzatura delle regole sembra molto più improbabile.
«NON CI È STATA data alcuna spiegazione ufficiale sul perché la premiere e la distribuzione di Papicha siano state cancellate – ha detto a ’Screen International’ uno dei produttori del film, Xavier Gens – ma noi pensiamo che si tratti di una censura governativa». Belkacem Hadjadj, un altro dei produttori, ha ribadito il pensiero di Gens parlando con l’«Huffington Post»: «Nessuno ha saputo darmi una spiegazione. Ho chiesto di incontrare il Segretario generale del Ministero della Cultura, che non mi ha ricevuto. Ho mandato una lettera al Ministero delle Comunicazioni, per attirare l’attenzione sulla situazione dato che quanto è accaduto potrebbe avere un impatto negativo sui media. Non ho avuto risposta».
AMBIENTATO durante la Guerra civile algerina degli anni Novanta, Papicha racconta la storia di una studentessa universitaria, Nedjma, con il sogno di diventare stilista, e che ogni notte con le amiche sgattaiola fuori dal campus per andare a ballare e vendere gli abiti che ha creato alle papicha (belle ragazze) nei bagni delle discoteche – mentre il mondo esterno diventa sempre più repressivo e violento. «Questo passaggio della storia algerina è stato raccontato molto poco: qualche serie lo ha affrontato, ma pochissimi film ne parlano, ancora più raro che siano raccontati dal punto di vista femminile. La protagonista è una ragazza che mette in atto una forma di resistenza durante la guerra civile, e penso che sia necessario riflettere su quegli eventi anche per trasmetterli alle generazioni più giovani, alle persone che oggi manifestano per le strade, in modo che non facciano gli stessi errori di allora» aveva aggiunto Meddour a proposito delle proteste in corso in Algeria e che a maggio, quando il film è stato presentato a Cannes, avevano da poco portato alle dimissioni del presidente Abdelaziz Bouteflika. E che sono continuate per chiedere discontinuità da un passato verso il quale proprio la censura del film riporta inevitabilmente.
«È UN FILM che parla di liberazione femminile, girato da una donna, e questo disturba le forze conservatrici attualmente al potere» ha aggiunto Gens in riferimento al governo ad interim, in attesa delle elezioni rimandate al prossimo dicembre, di Abdelkader Bensalah. «Stiamo facendo tutto il possibile per assicurarci che il maggior numero di persone possibili possa vedere Papicha in Algeria, perché il film appartiene al popolo algerino ed è molto rilevante rispetto a quello che sta accadendo nel Paese in questo periodo».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento