Caro Paolo,
Te ne sei andato all’improvviso, non abbiamo avuto modo di salutarci. Dovevamo concordare l’uscita del numero di Luglio / Agosto del Buscadero e tu non c’eri più.

Da più di quarant’anni il nostro era un rito e seppur separati dalla lontananza – tu a Gallarate e io a Milano – la passione per la musica non ci hai fatto deflettere sui nostri scopi: preparare ogni mese una rivista ricca di informazioni e notizie sulla musica che più amavamo.

IL TUO NEGOZIO a Gallarate era da anni un punto di ritrovo per gli appassionati, chi voleva i dischi di importazione, spesso di qualità migliore dei supporti discografici nazionali, sapeva che da Carù trovava quello che cercava e poteva ampliare le proprie visioni grazie alla tua vasta conoscenza. Facilitato dalla vicinanza con l’aeroporto della Malpensa, molti appassionati provenienti da tutta Italia e dall’estero, si rivolgevano a te.

Pur essendo un negozio provinciale, lontano dalle grandi metropoli, Carù Dischi divenne in breve tempo un negozio famoso per la ricchezza dei cataloghi e per la conoscenza del mondo discografico.

La fama del negozio è riconosciuta anche dalla letteratura: Carlo Monterossi, il protagonista dei romanzi di Alessandro Robecchi e grande cultore di Dylan, quando ha bisogno di incisioni rare si reca a Gallarate. Il negozio venne aperto negli anni Quaranta, prima della fine della guerra. La mamma di Paolo era responsabile della libreria mentre il padre era esperto di musica classica. Paolo iniziò ventenne a collaborare in negozio e da amante nella musica rock, siamo nel 1967, utilizzò i canali che il padre aveva stabilito oltreoceano con i rivenditori per creare una fonte rapida per l’approvvigionamento di tutte le novità discografiche che uscivano in America. Questo canale preferenziale consentì a Carù Dischi di diventare in breve un negozio fondamentale per tutti gli amanti della musica e per i collezionisti.

Noi ci siamo conosciuti agli inizi degli anni Ottanta a un concerto di John Cale al Rolling Stone di Milano: scambiammo due parole perché Van Morrison aveva annunciato il suo primo concerto italiano. Ci mettemmo d’accordo per studiare una strategia per arrivare ad intervistare l’artista irlandese, operazione per nulla facile considerato il suo carattere. Da quel momento non ci siamo più persi di vista.

Ho dei ricordi bellissimi di un viaggio in America con te quando io ti seguii in un percorso incredibile fatto di negozi di dischi, oggi ahimè scomparsi, e incontri con artisti.

UNA VOLTA a tarda notte a casa di David Bromberg, nella sua cucina, ci fece ascoltare un intero album inedito che aveva suonato e prodotto con Bob Dylan. Dylan aveva apprezzato il lavoro, lo aveva pagato, ma l’album, per lo sconforto di Bromberg e per motivi a tutti sconosciuti, non venne mai pubblicato.

In questi quarant’anni sono successe molto cose e il Buscadero, nato come rock magazine ha cercato poi altre vie aprendosi al jazz, alla musica italiana e a personaggi che abbiamo ritenuto importanti. Non essendo vincolati da nessun legane con le major, potevamo agire basandoci unicamente sui nostri gusti musicali: dopo aver ascoltato l’album d’esordio di Tracy Chapman (1988) – quello per intenderci con i successi di Talkin’ about revolution e Fast Cars -, all’epoca completamente sconosciuta, decidemmo di dedicarle la copertina.

Caro Paolo,
Mi mancheranno molto le nostre chiacchierate sulla musica, sui concerti, sul cinema. So che sul comodino avevi un libro su John Ford – Il mondo di J.F. di Alberto Crespi (Jimenez Edizioni) – per te, insieme a Hitchcock, uno dei registi più amati.

Nei necrologi che ho letto su di te tutti hanno evidenziato la tua grande conoscenza musicale, ricordando la recensione del quotidiano inglese The Guardian che ha inserito il tuo negozio, Carù Dischi, tra i più importanti nel mondo. Quello che mi piace sottolineare, per contro, era la profonda amicizia e la stima che mi hai dimostrato in questi decenni. Non avevi un carattere facile ma a volte, senza parlare, era sufficiente uno sguardo, un cenno del capo, per sentire di avere la tua approvazione e che potevamo procedere senza tentennamenti.

Abbiamo lavorato insieme per quarant’anni e sei stato bravissimo a creare un gruppo di lavoro affiatato e qualificato e sei stato ancora più abile a dare al Buscadero un’anima.

Purtroppo te ne sei andato all’improvviso ma, sono certo, basterà una canzone per farti ricordare. Why must I always explain? è un brano di Van Morrison, molto amato da Paolo.

*Direttore della rivista musicale «Buscadero»