Visioni

Paola Randi, fantasy e memoria in «Tito e gli alieni»

Paola Randi, fantasy e memoria in «Tito e gli alieni»

Cinema Incontro con la regista e Valerio Mastandrea, protagonista del film in sala dal 7 giugno

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 5 giugno 2018

Tutto il film è nato da un’immagine: «Un uomo sdraiato sul divano in mezzo al deserto che cerca disperatamente di ritrovare la voce della moglie scomparsa», racconta Paola Randi del suo Tito e gli alieni, in uscita il 7 giugno. Dietro quest’immagine, continua la regista, c’è un’esperienza personale: «Come tutti ho subito delle perdite importanti. Nell’ultima fase della sua vita mio padre ha cominciato a perdere la memoria, e un giorno l’ho trovato che fissava un ritratto di mia madre, morta 10 anni prima, appeso al muro. Lo faceva per conservarne il ricordo».

Tito e gli alieni insomma cerca di rispondere a una domanda universale: «Come si fa a trovare un antidoto al dolore della perdita?».
L’«uomo sul divano» è Valerio Mastandrea, che interpreta un solitario Professore senza nome che da un’osservatorio spaziale nel deserto cerca di captare nello spazio profondo la voce della moglie morta. Finché nella sua vita non irrompono i due piccoli nipoti, Tito (Luca Esposito) e Anita (Chiara Stella Riccio), figli del fratello morto da poco.

«È un uomo che ’dorme’ – spiega Mastandrea – che mantiene vivo il ricordo di una persona che non ha più in maniera ’acritica’, totale, che non gli consente di concentrarsi sulla sua vita e sul futuro. Tito e gli alieni è stato definito un fantasy, ma il genere è solo il mezzo con cui Paola arriva a raccontare questa emozione».

Il deserto invece è quello del Nevada, dove si trova la leggendaria Area 51: «Parte del film è realmente ambientata in quei luoghi, l’autostrada si chiama Extraterrestrial Highway e il paesino, Rachel, esiste davvero: ha 54 abitanti, tutti convinti di essere i custodi di un mondo speciale, l’Area 51, dove ingegneri umani e alieni lavorano insieme», spiega Randi. « È stato molto importante – continua – riflettere su come rappresentare gli Stati uniti in modo non oleografico. Da subito ho cercato di ribaltare la prospettiva, di raffigurare il paesaggio come la proiezione del mondo interiore del protagonista, come la Luna di Astolfo dell’Orlando furioso, dove l’umanità trova gli elementi che ha perduto». L’Area 51 è invece ricostruita nell’ex centrale nucleare di Montalto di Castro: «Volevo che avesse l’aspetto di un luogo dismesso, pieno di sogni abbandonati, che noi abbiamo fatto rivivere».

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