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Panem et Subbuteo, nel nome di un falco

Panem et Subbuteo, nel nome di un falco

Sport Tra calcio e collezionismo, l'Italia è il paese dove la tradizione del gioco inventato in Inghilterra, e brevettato con la denominazione scientifica di un volatile, resiste a tutte le innovazioni

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 29 ottobre 2022

Per un periodo sembrava essere passato di moda. Ma è stato solo un attimo, un frame storico, una svista temporanea, complice l’invaghimento di ragazzi e adulti per la novità rappresentata dai videogame, l’ingresso della tecnologia nelle nostre vite, un percorso senza ritorno se ora si discute non più solo di realtà virtuale ma anche del nostro avatar in 3D che dovrebbe vivere, mangiare, dormire, lavorare, spendere nel metaverso pensato dai colossi del tech come Meta e Google.

Nel frattempo, il subbuteo, quel colpo in punta di dito alle spalle del calciatore in miniatura, continua a piacere, ad attrarre seguaci, collezionisti, innamorati del pallone e di quei minimi dettagli da toccare con mano in quel metro per meno di un metro e mezzo (le dimensioni del campo di gioco).

È una storia del Novecento, appunto. Di cui conservare la memoria con cura. E che avvolge senza distinzioni d’età.
Il segretario del partito democratico, Enrico Letta, poco prima del voto per le elezioni politiche si è regalato un tweet di celebrazione del subbuteo. Lo scorso anno ha sfidato in tv Diego Bianchi, il conduttore di Propaganda Live, programma del venerdì sera su La7. Entrambi sono over 50, entrambi gelosi custodi di una tradizione tutta italiana.

Il nostro paese infatti si piazza davanti a tutti a livello internazionale. Sedici titoli mondiali vinti, l’ultimo qualche settimana fa a Cinecittà. Dominio per distacco, dalla prima edizione (1994) c’è stato poi spazio per la Spagna con tre titoli, un paio per il Belgio, uno per Malta.
«Il subbuteo in verità non è mai passato di moda, non si può neppure considerare vintage, si è sempre giocato nei circoli, nelle case, anche negli anni della fascinazione per i videogame, per le console, per i giochi portatili – spiega Marco Lamberti, il commissario tecnico dell’Italia campione del mondo – e sottolineo come la tradizione vincente è tutta in Italia, sebbene l’origine del subbuteo vada ricercata in Inghilterra. Nei pub inglesi è ancora immancabile il subbuteo, dove sfidarsi davanti a una birra».

I calciatori in miniatura, che poi sarebbero stati accompagnati negli anni a seguire da divise colorate e reti delle porte in filo su un tappeto verde, si sono visti per la prima volta nel Regno Unito negli anni ‘40 del Novecento. Un impiegato dell’ufficio pensioni di Londra e appassionato di ornitologia, Peter Adolph, brevettò il gioco da tavolo con il nome di The Hobby, cioè il Passatempo, che però non era registrabile perché era anche il nome di un raro tipo di falco. Ecco quindi il Subbuteo, che in inglese è appunto Eurasian Hobby.

La scatola di giro comprendeva porte in carta e fil di ferro, pallina in acetato di cellulosa e calciatori in cartoncino montati su un bottone, le righe del campo venivano tracciate dal gessetto su coperte verdi dell’esercito. Il trionfo della manualità, che ha portato alla nascita di un’industria che si diffuse in Inghilterra e poi in Europa, un paio di decenni dopo. Nel 1968 il creatore del gioco accettò l’offerta d’acquisto del gigante del gaming Waddingtons, conosciuto soprattutto per il Monopoli. In Italia è l’azienda Parodi, dopo aver notato una pubblicità su un quotidiano britannico, a importare il gioco da tavolo.

A Londra, quarantaquattro anni fa, sono stati organizzati anche i primi campionati del mondo, prima della formula lanciata nel 1994 e fu un ragazzo genovese e poi trapiantato a Pisa, Andrea Piccaluga, a vincere nella categoria juniores.

Poi sono entrati gli anni Ottanta e i videogame hanno sortito sulle generazioni gli stessi effetti della discomusic: tutti alla console, così iniziò la parabola in apparenza discendente del subbuteo, che accolse il panno in sintetico (il famoso Astropitch, al posto di quello in cotone) ma che perse un po’ di potere di mercato, al punto che il colosso americano dei giochi Hasbro (che ha acquisito i diritti da Waddingtons), per contenere i costi, ridusse il catalogo delle squadre a circa 40, assestando un colpo assai duro ai collezionisti, soprattutto di quelle squadre meno conosciute. Hasbro, per risparmiare, decise di lasciare l’assemblaggio della squadra ai clienti e abbassò il numero di squadre prodotte a 46.
Ma i conti in ogni caso non tornavano e si arrivò alla sospensione della produzione di miniature, porte e panno verde, avvenuta nel 2000. La produzione, su pressante richiesta degli appassionati, è ripresa due anni dopo.

Oggi i bambini di allora, quei ragazzi con un pizzico di nostalgia del passato, tornano ancora al subbuteo, a togliere un po’ di polvere sullo strato di ricordi dell’infanzia, della gioventù. Svago, distrazione, un pezzo della cultura popolare da conservare, se possibile celebrare. Il marchio Subbuteo in Italia è ricomparso nel 2009, con una collana edita da Fabbri Editori, su licenza Hasbro.

«Anche se il subbuteo è divenuta una professione, resto un collezionista e un giocatore decennale anche una serie di trofei vinti – aggiunge il ct della nazionale italiana Lamberti -, il segreto è la capacità di questo gioco di riportare con la mente a immagini del passato, a momenti di condivisione, di cura delle cose che un po’ si è persa, al gioco del calcio, al collezionismo. Quando ho visto per la prima volta il campo da gioco del subbuteo mi è parso di sognare e quando ho saputo che addirittura esisteva la nazionale di subbuteo, mi sono immaginato selezionatore. Il sogno è divenuto realtà».

In Italia esiste un movimento organizzato, detto Old Subbuteo, che tende a replicare il medesimo gioco degli anni Settanta ed Ottanta utilizzando materiali dell’epoca oppure fedeli riproduzioni attuali. Proprio nel Belpaese, negli anni d’oro i tornei di Subbuteo sono stati assai frequenti. Ci sono anche dei luoghi di culto, come Subbuteoland, la cittadella del Subbuteo, a Reggio Emilia: 32 tavoli montati, si gioca la sera, ci giocano in migliaia. In questi giorni c’è stata la terza edizione della fiera «Pane&Subbuteo», con l’arrivo di esperti del mondo vintage con pezzi rari, repliche e tantissimo materiale dedicato ai migliaia di appassionati del magico mondo del campo verde.

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