Gregorio Paltrinieri ha mandato a memoria la legge non scritta di non sottovalutare mai il cuore di un campione. L’espressione è di un allenatore dei Los Angeles Lakers degli anni ‘90, Rudy Tomjanovich e deve essere venuta alla mente del fenomeno azzurro – appassionato di Nba – quando gli amici gli hanno fatto sapere che era quotato a 26 dai bookmakers per i 1500 stile libero di qualche giorno fa. Ventisei volte la posta in gioco, ovvero puntando 10 euro la vittoria di Greg avrebbe fruttato allo scommettitore 260 euro. Insomma, non era neppure nel primo gruppo dei favoriti per una medaglia. Troppo, per un fenomeno, deluso dal quarto tempo negli 800 stile libero, la gara dell’argento olimpico di Tokyo 2020.

COLTO NEL PUNTO e furioso, anche con se stesso perché si considerava troppo lento per un manipolo di avversari considerati più veloci, Greg ha poi vinto l’oro. Per non perdere il ritmo, ha poi centrato altre due medaglie, bronzo nella staffetta e argento nella cinque chilometri in acque libere, nei due giochi successivi di gara. Il tempo di qualche respiro e per continuare a vendicare l’affronto ha vinto un altro oro, forse la prova più attesa della sua carriera, ieri nella 10 km in acque libere (al secondo posto si è piazzato un altro italiano, il lucano Domenico Acerenza, il miglior amico in piscina di Greg), portando a quattro medaglie il suo fatturato ai Mondiali di Budapest.
Ora Paltrinieri è l’unico italiano ad aver centrato una medaglia ai Mondiali a livello individuale sia in vasca che in mare. Mica poco. Non è un campione Greg, ma un fuoriclasse. Uno di quelli che passa ogni 30-40 anni, da ricordare e onorare con estrema cura. Come Federica Pellegrini, come Valentino Rossi, Juri Chechi, Lorenzo Bernardi, Alberto Tomba. Insomma si siede al tavolo con questi fenomeni.
Soprattutto è uno di quelli che cerca la motivazione ovunque, che è quasi ossessionato dalla competizione, che da qualche anno si è dato al mare, alla nuotata in acque libere per misurarsi con nuovi avversari, esplorare i propri limiti, dopo aver vinto una decina di medaglie ai Mondiali, qualche oro olimpico e altro materiale per la collezione futura.

SE L’ITALIA non fosse un paese totalmente calciocentrico e quindi più proteso a leggere in filigrana le prime dichiarazioni di Lukaku, di nuovo all’Inter dopo nove mesi al Chelsea, Greg sarebbe celebrato come una leggenda su tv, siti, giornali. Molto più di quanto avverrà. Nel nuoto italiano che ottiene risultati straordinari, che viene preso come modello dalla stampa lui e l’anello di congiunzione tra la vecchia scuola di fenomeni come Federica Pellegrini e la nuova ondata, da Martinenghi a Ceccon, a Benedetta Pilato, per fare un tuffo nel femminile.
È il principe delle acque, a Budapest ha nuotato per circa 20 mila metri. Sa anche dire le cose in modo dritto, senza peli sulla lingua: dopo la staffetta ha criticato l’organizzazione dei Mondiali ungheresi, calendario troppo compresso, poco spazio per il recupero dei nuotatori.