Quando gli hanno comunicato di averlo scelto come preside dell’Umberto I, Giusto Catania ha reagito con la felicità di un bambino. Era stato il suo liceo classico da ragazzo. Sarebbe tornato come dirigente, dopo avere guidato per 11 anni l’Istituto comprensivo Giuliana Saladino nel quartiere Cep tra i più difficili di Palermo. L’emozione è svanita di botto. Nomina revocata nel giro di 72 ore: «L’ho saputo in via informale, provo molta amarezza», racconta Catania, che è stato in passato segretario di Rifondazione comunista in Sicilia e assessore nell’ultima giunta Orlando. Il motivo? Politico: «So che ci sono state tantissime pressioni, anche da parte di autorevoli parlamentari di FdI, affinché venisse revocato il mio incarico: evidentemente hanno sortito il risultato voluto. Non voglio contropartite: rimango a fare il preside al Cep. La scuola non può essere terreno di scambio. All’Umberto I andrà una mia cara amica, bravissima preside, malgrado abbia molti anni di servizio meno di me, cui rivolgo i migliori auguri di buon lavoro».

Da chi sono arrivate queste pressioni che hanno costretto Giuseppe Pierro, a capo dell’ufficio scolastico in Sicilia, a fare marcia indietro? È la domanda che la parlamentare del Pd Giovanna Iacono pone in un’interrogazione al ministro dell’Istruzione. «Nel Paese di Meloni bisogna sempre premiare il merito, soprattutto nella scuola, a meno che tu non sia di sinistra – ragiona Catania -. Non mi aspettavo di essere nominato preside all’Umberto ma è stato scritto che c’erano ‘esigenze dell’amministrazione’ legate alle ‘esperienze professionali e alle competenze maturate’ che sarebbero state utili alla missione educativa di uno dei più prestigiosi licei di Palermo. Ma non è bastato».

Contro la nomina s’è schierata subito Azione studentesca, il movimento che fa riferimento a FdI: «Il comunista Catania preside dell’Umberto I? Azione studentesca dice no» è il post pubblicato con commenti deliranti. Uno su tutti: «I comunisti agiscono nelle scuole e nelle università, distorcendo la storia, sostituendo i libri, manipolando i giovani: sporcano tutto ciò che toccano, fanno danni a livello fisico alla cultura, a livello mentale a chi studia. Il comunismo è peggio del fascismo, perché quest’ultimo non esiste più. Però hanno campo libero, sono subdoli, disonesti e assatanati. Il male assoluto».

Catania: «Sono stato attaccato per il mio pensiero, non per quello che ho fatto come preside. La scuola non può essere gestita come una società partecipata. Non faccio il preside perché sono amico di Bertinotti o perché ho fatto l’assessore di Orlando ma perché ho vinto due concorsi. Non devo dire grazie a nessuno per il mio lavoro. Avrei preferito che mi avessero detto ‘non sei adeguato’ invece qui la questione è tutta politica». Perché «salvaguardare l’autonomia della scuola significa salvaguardare la democrazia».

«Difendo la scuola della Costituzione e continuerò a farlo al Saladino – conclude -. Al Cep abbiamo raggiunto risultati importanti: abbiamo abbattuto la dispersione scolastica, ora al 2%, abbiamo realizzato campi, palestra, la sala del cine-teatro, la nuova biblioteca. L’Istituto è diventato un punto di riferimento per l’intero quartiere e per i nostri 600 studenti. Era per questo che ero stato scelto per guidare l’Umberto, ma la destra non ha voluto». Il caso arriva anche all’Assemblea siciliana. Ismaele La Vardera, capogruppo di ScN, ha presentato un’interrogazione all’assessore all’Istruzione e ha chiesto la convocazione di Pierro. «Bisogna fare luce su questa storia dalle tonalità grigie” avverte La Vardera».