Palermo, destra e Iv insieme per Lagalla. Malgrado Renzi
Sicilia Lega e Fi fanno pace con Fdi. Il leader di Italia viva: «Noi non ci saremo». E invece sì
Sicilia Lega e Fi fanno pace con Fdi. Il leader di Italia viva: «Noi non ci saremo». E invece sì
Alla fine sui rancori e sulle divisioni tra i dirigenti dei partiti di centrodestra in Sicilia ha prevalso il pressing dei portatori di voti. Famiglie e gruppi col nome pronto per il consiglio comunale a Palermo e che gestiscono grandi bacini elettorali, rimasti col motore acceso per settimane. Perché con più candidati a sindaco per la coalizione sarebbe stato impossibile solo immaginare di potere conquistare il premio di maggioranza che scatta vincendo al primo turno con oltre il 40% dei consensi e dunque ottenere più posti a sala delle Lapidi. In nome della realpolitik allora meglio nascondere sotto il tappeto le scorie di un fronte che rimane rissoso.
COSÌ DEI CINQUE candidati (Francesco Scoma, Francesco Cascio, Carolina Varchi, Roberto Lagalla e Totò Lentini) ne è rimasto solo uno: Lagalla. Su di lui la coalizione ha chiuso il cerchio. Dell’accordo, raggiunto ieri dopo giorni estenuanti di colloqui e riunioni, fa parte anche Italia viva; i dirigenti locali hanno persino smentito il loro leader Matteo Renzi, che solo ieri mattina da Radio Lepolda aveva avvertito: «Se su Lagalla si ricostruisce il centrodestra noi non ci saremo». Ma subito era stato sbeffeggiato dal forzista Miccichè, che spiegava di aver avuto conferma da Davide Faraone, luogotenente di Renzi in Sicilia: «I suoi quattro candidati restano». Infatti Italia viva ci sarà, come spiega qualche ora dopo una nota anonima attribuita a «fonti»: «Siamo stati i primi ad aprire un dialogo con Roberto Lagalla, per noi rappresenta il profilo più autorevole». I candidati di Iv restano della partita con la lista «Lavoriamo per Palermo», un progetto che, assicura ancora la nota, «non interferisce con la collocazione nazionale di Italia viva».
Per la presentazione ufficiale delle liste mancano meno di dieci giorni, al momento i candidati a sindaco sono sei: Lagalla (centrodestra e Iv), Franco Miceli (centrosinistra e M5S), Fabrizio Ferrandelli (+Europa, Azione), Rita Barbera (civica), Francesca Donato (ex leghista filorussa) e Ciro Lo Monte (autonomista).
PER LAGALLA NON È STATO certo semplice. Quando, dieci giorni fa, il forzista Francesco Cascio aveva presentato in modo ufficiale la propria candidatura alle Terrazze di Mondello, l’ex rettore – un po’ sconfortato dalle dinamiche interne – aveva sussurrato a chi gli sta più vicino di pensare addirittura al ritiro. «Vai avanti, stai tranquillo perché lavoriamo a riunificare la coalizione», era stato l’incoraggiamento che aveva fatto al professore Mimmo Turano, esponente di spicco dell’Udc e tra i pontieri più attivi cui va il merito di avere compattato a Palermo il centrodestra, col rinvio della discussione sulla ricandidatura di Nello Musumeci alla Regione siciliana, il vero nodo della crisi di nervi. Un’altalena di emozioni per Lagalla, dimessosi il 30 marzo dal governo Musumeci proprio per candidarsi. Appoggiato all’inizio solo dal suo partito, ma con i manifesti in città senza simboli che davano il segno dell’incertezza, Lagalla una settimana fa aveva ricevuto il sostegno di FdI. Ieri il via libera anche da Forza Italia e Lega. Un tira e molla estenuante, spezzato due sere fa durante le 4 ore di vertice nell’hotel delle Palme, dove Giulio Andreotti riuniva la sua corrente ai tempi d’oro della Dc e diventato ora il quartier generale di Matteo Salvini.
PER MICELI È UN BENE che «la telenovela della ricerca del candidato sindaco della destra sia arrivata all’ultima puntata, perché finalmente ci si potrà confrontare sui veri problemi di Palermo che certo non riguardano la spartizione delle poltrone». «Appare evidente – sostiene ancora il candidato di centrosinistra e 5S – che la partita è stata vinta da Fratelli d’Italia e Lagalla, pur di essere candidato, si è consegnato a Giorgia Meloni. Questa non è certo una buona notizia, non solo per i progressisti, ma anche per gli elettori moderati». E «non riesco neppure a dimenticare che tra i registi di questa operazione politica a sostegno dell’ex assessore di Musumeci spiccano personaggi imbarazzanti che rappresentano un triste passato» è il riferimento a Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, che si è speso molto negli ultimi giorni.
Attacca il centrodestra anche Farrendelli: «Dopo mesi di pantomime degne della peggiore commedia all’italiana, si ricompattano – apparentemente e con molti mal di pancia – sul patto delle poltrone».
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