Palazzotto (Leu): «F35, il ministro doveva riferire in parlamento Era questo l’accordo»
Il deputato contro i cacciabombardieri Guerini sa che la mozione non dava mandato a proseguire il programma, ora venga in aula e ci spieghi. I colleghi dei 5 stelle sono stranamente silenziosi. Il Pd con la mozione Scanu nella scorsa legislatura chiedeva il dimezzamento della spesa, ora invece così fa molti passi indietro
Il deputato contro i cacciabombardieri Guerini sa che la mozione non dava mandato a proseguire il programma, ora venga in aula e ci spieghi. I colleghi dei 5 stelle sono stranamente silenziosi. Il Pd con la mozione Scanu nella scorsa legislatura chiedeva il dimezzamento della spesa, ora invece così fa molti passi indietro
Erasmo Palazzotto (deputato Leu-Si), la mozione votata dalla camera il 19 novembre impegnava il governo a «valutare le future fasi del programma di acquisto degli F35». Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini invece annuncia che il programma va avanti e si avvia la fase 2. In mezzo cos’è successo?
Il parlamento ha approvato una mozione frutto di una mediazione nella maggioranza, che impegnava il governo a fare una valutazione se continuare o no il programma e poi riferire in parlamento. Il ministro invece ha fatto la sua scelta in autonomia, contravvenendo all’indicazione del parlamento. Che, è vero, non si è pronunciato per il dimezzamento del budget per gli F35 come invece aveva fatto il parlamento precedente, ma neanche si è pronunciato per andare avanti. La scorsa legislatura, voglio ricordarlo, era stata approvata una mozione proposta da Gian Piero Scanu, allora deputato Pd, per il dimezzamento delle spese per gli F35, obiettivo che per me va mantenuto.
Il ministero della Difesa non annuncia nuovi ordini ma la conferma dei precedenti.
In una settimana? Da dove nasce questa fretta? In ogni caso resta l’impegno a riferirne in parlamento. Eravamo d’accordo che in quell’occasione avremmo discusso dell’aggiornamento del programma. Noi siamo per fermarlo, per potenziare gli equipaggiamenti per le missioni di intermediazione come quella del Libano. E per riflettere pubblicamente sugli F35: oltre a essere il sistema d’armi più costoso, è anche il migliore? Noi italiani non abbiamo il controllo del software, che resta nelle mani americane. Compriamo una macchina che guidano altri.
I vostri alleati 5 stelle ondeggiano. Ma Di Maio fino a pochi giorni fa chiedeva la rinegoziazione del programma. Risulta un cambio di posizione?
I 5 stelle sono stati sempre contrari agli F35. In queste ore sono stranamente silenziosi. È il momento di rivendicare la centralità del parlamento su una questione così delicata, una centralità che il Pd fino a poco tempo fa rivendicava con noi. Anche perché stiamo per approvare una legge di bilancio che deve trovare le coperture per 23 miliardi per scongiurare l’aumento di Iva, e come sempre le uniche spese in crescita sono solo le spese del comparto della difesa.
Rinegoziare il programma di acquisto degli F35 comporterebbe il pagamento di una penale?
Non sono previste penali, è prevista la possibilità di acquisto in stock successivi. L’Italia ha già acquistato 28 velivoli. Potrebbe fermare gli ordinativi e dire che non prosegue. Il problema semmai si pone perché abbiamo condizionato lo stabilimento di Cameri agli acquisti che facciamo. Mi spiego: il ministro lo ha spiegato che l’acquisto degli F35 risponde all’esigenza di rendere pienamente operativo lo stabilimento. E quando finiremo di comprare i novanta F35 previsti, che faremo, ne compreremo altri per non chiudere Cameri?
Il ministro Guerini, un moderato e persona solitamente prudente, stavolta ha usato parole definitive. Derivano dall’incontro fra Conte e il segretario di stato Usa Pompeo in cui si è deciso il prosieguo degli acquisti?
Se è stata data una garanzia di questo tipo è stato fatto un errore. Siamo in una repubblica parlamentare, il governo si impegna nei consessi internazionali sulla base di un mandato. E ripeto che non vi è nessun mandato a proseguire il programma. E che l’ultima discussione parlamentare si è conclusa una settimana fa con l’accordo, politico, della maggioranza di fare delle valutazioni sul programma. Non ce n’è stato il tempo. E se il ministro il tempo lo ha trovato in ogni caso doveva riferire in parlamento.
Il Pd ha cambiato linea?
Lo chieda al Pd, io posso solo dire che la mozione Scanu era un buon primo passo e invece vedo che oggi il Pd fa molti passi indietro. Ma il punto non sono solo gli F35, è la visione della politica di difesa. L’investimento sui sistemi d’arma è strategico per noi? Io credo di no.
Ora che succede?
Chiederemo al ministro di venire a spiegare in parlamento su quali basi ha fatto questa sua, ripeto sua, valutazione. E che cosa comporta questo «avvio della fase 2». Il parlamento non ne conosce i dettagli.
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