Per Marcel Duchamp la sottile liaison di amorosi sensi fra opera d’arte e spettatore non è altro che un transfert, un gioco di specchi, di reinvenzioni, passaggi di ruolo che, alla fine, induce un atto creativo anche in chi guarda. Un atto quasi medianico. È per questo motivo che la mostra L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano ha insito in sé il germe della seduzione, anche quando sfodera le istanze della «indifferenza» (uno dei capitoli in cui si snoda l’esposizione). A cura di Michele Di Monte, visitabile fino al 5 aprile, la rassegna è una immersione interattiva «fuori...