Politica

Padova, cibo e diritti. Una piazza a braccia aperte

Tutti insieme, seduti a tavola, per una cena speciale. E’ la settima volta che si ripete una specie di miracolo autogestito. Stasera a Padova, in piazza della Frutta (e in […]

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 7 settembre 2014

Tutti insieme, seduti a tavola, per una cena speciale. E’ la settima volta che si ripete una specie di miracolo autogestito. Stasera a Padova, in piazza della Frutta (e in caso di pioggia sotto il Salone) si rinnova l’appuntamento promosso da «A braccia aperte», il coordinamento che insiste nell’integrazione dei diritti in una città senza pregiudizi. Così Beati i costruttori di pace, Associazione Migranti, Caritas, Acli, Cgil, Cisl, Uil, Arci, Aie, Comunità Eritrea, Giuristi Democratici, Mfe, Studio Forenix, Legambiente, Centro Universitario, Incontrarci, Ja-Poo, Migrantes, Amici dei popoli, Comunità Ucraina, Associazione moldava, Assais, Comunità filippina si sono impegnati a organizzare le tavolate con centinaia di posti e il maxi-menu che letteralmente non ha prezzo.

Si comincia alle 16 con l’animazione per bambini e alle 18 è previsto l’intervento di don Ciotti. Poi si mangia con musica dal vivo. Una domenica speciale che Padova ha adottatto, anche a dispetto del centrosinistra trincerato dietro il patrocinio formale con la giunta Zanonato e del Pd tutt’altro che mobilitato. Quest’anno c’è da scommettere in una «riconversione» politica: da tre mesi il sindaco leghista Massimo Bitonci ha imposto un giro di vite mettendo nel mirino soprattutto gli immigrati.

Di conseguenza si va «a cena per condividere cibo e diritti» con un nuovo spirito: l’«altra Padova» mantiene viva un’idea di convivenza ben diversa dal nuovo corso di palazzo Moroni. E in piazza della Frutta si cena gratis proprio in alternativa al recente divieto di mendicare proclamato dal Comune. Ha scandalizzato perfino il rettore della basilica del Santo, e molti esponenti del mondo cattolico. Il vescovo Antonio Mattiazzo fa la sua «scelta di campo» sulla Difesa del Popolo: una foto alle cucine e il titolo «Sempre accanto ai più poveri».

E stasera terranno banco il dramma dei profughi in fuga da guerra e miseria, gli effetti devastanti della crisi anche sulla «normalità» e il nesso stridente fra l’illegalità e la precarietà diffusa. «Diamoci una mano: l’elemosina c’è sempre stata ma la scarsità del lavoro e le riduzioni dello stato sociale hanno aggravato l’esistenza di tante persone. Alla cena sono invitati tutti, dai politici ai sacerdoti, dai ricchi ai poveri. Non è la solita ’mangiata’, in un momento di crisi bisogna considerare innanzitutto i diritti delle persone», spiega don Albino Bizzotto di Beati i costruttori di pace.

Stasera il pretesto sarà offerto dai piatti della tradizione veneta e dalle specialità offerte da eritrei e marocchini, filippini e moldavi, nigeriani e ucraini. Info 049.8070522 o nei siti web e nei social: «A braccia aperte».

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