Ottavia Piccolo e quel fazzoletto «fuori ordinanza»
Polemiche L'attrice fermata dalla polizia a Venezia: «Avevo aderito a una manifestazione contro le morti sul lavoro. Non era una protesta di partito, era stata autorizzata dalle autorità comunali. Ma in che paese viviamo?»
Polemiche L'attrice fermata dalla polizia a Venezia: «Avevo aderito a una manifestazione contro le morti sul lavoro. Non era una protesta di partito, era stata autorizzata dalle autorità comunali. Ma in che paese viviamo?»
Le polemiche sulla Mostra del cinema di Venezia conclusasi sabato non accennano a diminuire di intensità. Anzi hanno trovato nuova linfa indiretta per l’atteggiamento ottuso delle forze dell’ordine piazzate a presidiare l’accesso alla Mostra. I fatti risalgono a sabato pomeriggio, sì, l’8 settembre, quando verso le 16 un presidio indetto da alcune sigle della sinistra, è a ridosso della zona rossa per sensibilizzare sulla questione delle troppe morti sul lavoro. Tutto annunciato, concordato e autorizzato. Una cinquantina di persone partecipa al presidio con alcune bandiere e vengono distribuiti volantini. Tra loro l’attrice Ottavia Piccolo, da sempre impegnata a partecipare alle iniziative politiche che condivide. «Avevo aderito – ha detto l’attrice – a una manifestazione contro le morti sul lavoro vicino al Palazzo del Cinema. Non era una protesta di partito, era stata autorizzata dalle autorità comunali, stavamo facendo un semplice volantinaggio. A un certo punto mi sono spostata per andare verso il Palazzo ma un agente mi ha fermata e ha detto che ’con questo fazzoletto’ non sarei potuta passare nella ’zona rossa’. È arrivato un funzionario, poi un altro, e infine mi hanno lasciato passare. Gli ho risposto che sarei passata comunque». «Dispiace – ha commentato l’attrice che questo sia successo al Lido, dove abito da anni e conosco un po’ tutti. Pare evidente che qualcuno non conosce l’Anpi».
Quel fazzoletto tricolore con la sigla Anpi evidentemente non è gradito ai cerberi di turno che hanno poi dovuto cedere al funzionario. Quasi fosse una concessione e non un diritto. Un episodio «ridicolo» lo ha definito alla fine l’attrice. Ma anche sintomatico e amaro. Se pure è comprensibile il controllo, con metal detector e verifica del contenuto di zaini e borse, va detto che per tutta la durata della Mostra il controllo è stato random, dipendeva infatti da dove si passava e chi presidiava. Perché c’era di tutto: carabinieri, polizia, guardie giurate, polizia locale (con giubbotto antiproiettile), tutti ovviamente armati chi di mitra chi di pistola. Poi, come sempre, dipende dalle persone. C’è chi svolge un compito con cortesia chi invece avendo un ruolo di qualche potere si convince di avere in testa un colapasta autonominandosi Napoleone, quindi plenipotenziario. Questo è quanto deve essere successo a chi non voleva far passare Ottavia Piccolo. Con un surplus che si aggiunge all’ottusità: l’ignoranza. Sempre che si tratti «solo» di ignoranza e non di volontà di discriminazione.
L’episodio è stato riportato da La Nuova Venezia prima di occupare le pagine dei giornali cartacei e in rete. Non mancano le interrogazioni parlamentari, ma quel che è successo sembra più rispecchiare l’aria (grama) dei tempi piuttosto che ordini impartiti dall’alto. E sulla questione è intervenuta anche l’Anpi di Venezia, sezione 7 martiri che in un comunicato «manifesta il suo sconcerto e la sua preoccupazione per la contestazione di cui è stata fatta oggetto, da parte degli agenti della Polizia di Stato, la nostra iscritta Ottavia Piccolo, cui veniva vietato l’accesso ai locali della Mostra del Cinema dove era ospite di una trasmissione radiofonica, per il fatto di indossare il fazzoletto tricolore dell’Anpi, assimilando questo a un simbolo di un partito.
Un episodio che fa pensare a quanto la storia della nostra Associazione, fondata dai protagonisti della Lotta di Liberazione e Padri della Repubblica e della Costituzione, sia disconosciuta, se non addirittura ignorata, da parte di funzionari pubblici che su quella Carta giurano la loro fedeltà alla Repubblica. L’accaduto induce a meditare su quanto lavoro ci sia da fare perché gli ideali dell’antifascismo che sono alla base della democrazia siano, diffusi, assorbiti e fatti propri ad ogni livello. Per la nostra Associazione che quegli ideali rappresenta e sostiene non può esserci maggiore delusione, sconforto, allarme. Chiediamo perciò a tutte le istituzioni territoriali e centrali di far sentire la propria voce per affiancarla a quanti, semplici cittadini e associazioni, in contesti sempre più indifferenti ed ostili, testimoniano il loro attaccamento ai valori della nostra Repubblica antifascista».
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