La rivoluzione può attendere. Al Fabbricone di Prato l’attesa si protrae per alcuni minuti. Un incipit assordante che sembra non voler finire mai. Uno stop premonitore o solo una provocazione da agitprop? Però l’interrogativo finale aleggia: chi farà scattare la scintilla? Elvira Frosini, Daniele Timpano e Marco Cavalcoli la chiamano Ottantanove e provano a spiegarlo. Soprattutto ai giovani, i giovanissimi, quelli del terzo millennio, anche se in sala di adolescenti non se ne vedono. Il teatro ha fallito, la rivoluzione pure. Due facce della stessa medaglia. Anche se, come dicono in coro i tre, «piano piano poco poco passo passo»...