Oscurità, il mistero della luce e del suo caotico paradosso
SCAFFALE A proposito dell'ultimo libro di Raffaele K. Salinari
SCAFFALE A proposito dell'ultimo libro di Raffaele K. Salinari
L’ultimo libro di Raffaele K. Salinari, Ex tenebris. Immagini dall’Oscurità (Tipheret, pp. 256, euro 25, con una prefazione di Moreno Neri), conferma, ce ne fosse bisogno, della eclettica ed elettiva predilezione dell’autore nei riguardi delle idee complesse e di ciò che, della realtà fenomenica, è vestigia opaca eppure aperta alla esegesi o quantomeno alla ricerca. Se anche nei suoi due penultimi volumi (Il normale e il patologico. Alchimia «versus» biocrazia, 2021; ma soprattutto Vitriol e massoneria, 2020) l’esigenza metafisica e iniziatica si faceva largo, in questo ultimo Ex tenebris la domanda è più cogente, eppure resta nella peregrinazione, nella erranza come spazio interstiziale affinché passi la Luce.
E con essa ciò che Salinari chiama «guarigione», fornendo elementi utili alla comprensione non solo del male bensì anche di alcune esperienze fatte in prima persona, a partire dagli anni in Congo, a Mambasa. È qui che ci si accorge di quanto quel tragitto sia radicato fin dentro al cuore umano, tanto che l’autore accenna alla «Oscurità fitta di vita», nella parte finale del volume che ha passaggi quasi toccanti. Recuperando alcuni nomi capitali della storia del pensiero occidentale ma non solo: da Bachelard a Benjamin, da Eliade a Girard, e poi ancora Guénon, Florenskij, San Giovanni della Croce, Zolla (anche se è difficile dare conto della popolosa bibliografia presente), Salinari sostiene una poderosa intelaiatura dotata di fascino oltre che di ardimento teorico. Nel paradosso di un chiaroscuro che restituisce la densità del visibile e della sua intermittenza disadorna.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento