Cultura

Orizzonti globali contro la «necropolitica». Un saggio per ombre corte

Saggi «Contro la frammentazione. Movimenti sociali e spazio della politica». Un saggio di Salvo Torre per ombre corte

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 31 maggio 2018

Contro la frammentazione. Movimenti sociali e spazio della politica è il nuovo libro di Salvo Torre, ricercatore di geografia presso l’Università di Catania, scritto per la casa editrice ombre corte (pp. 94, euro 9). Il confronto con la crisi della democrazia e con l’esaurimento delle forme politiche moderne costringe a cercare vie di uscita, che l’autore individua nella ricchezza dei movimenti sociali, contrapposti alla miseria della sovranità ridotta a dominio.

L’INEDITO SPAZIO POLITICO che i movimenti sociali recenti hanno e stanno cercando su scala mondiale definisce una vera e propria fase di transizione dalla modernità ad una «fase complessa di relazioni planetarie che stanno trasformando tutti gli aspetti della vita».

I movimenti individuati – da quello femminista anti-patriarcale a quello contro i processi di privatizzazione dei beni comuni e naturali, da quello contro lo sfruttamento lavorativo a quello per la casa e l’abitare, da quello antirazzista a quello in difesa delle forme di vita indigene – condividono un tratto politico: l’opposizione ai processi attuali di accumulazione capitalistica.
Questi movimenti si confrontano con riferimenti e problemi assenti nei movimenti del passato. Essi sono costretti a riconoscere la biosfera come attore politico, coerentemente con il modo di produzione ed i conflitti e le crisi socio-ecologiche in corso. Il loro orizzonte di riferimento è divenuto globale, dando vita ad uno spazio politico sovranazionale, che va oltre le strutture politiche ereditate dal passato.

È un nuovo universalismo, dal carattere plurale, quello che i movimenti sociali recenti hanno la potenzialità di sviluppare. Un universalismo che chiama in causa la vita del pianeta e non solo l’umanità, non più separabile, anche sul piano del progetto politico, dal resto della natura.

L’AZIONE dei movimenti sociali si svolge nello spazio politico globale ed incontra nei confini nazionali un limite alle loro rivendicazioni e proposte, per le quali lo Stato non è più la posta in gioco fondamentale, sebbene possa essere tatticamente conteso. Questo non significa dire che lo spazio sovranazionale è già a favore degli interessi espressi dai movimenti sociali. Questo significa riconoscere, però, che, mentre si costruisce uno spazio globale conteso tra le istanze dei movimenti sociali e la forza dei flussi e degli scambi economici e finanziari, i processi di rinazionalizzazione agiscono solo contro i primi.

I processi di chiusura nazionale sono diretti contro l’affermazione dei movimenti sociali, specialmente contro la popolazione migrante, senza mettere in discussione il comando e l’iniziativa dei grandi apparati ed interessi economici, finanziari e militari.
Kelsen contro Schmitt, si potrebbe dire. È questa la parte sviluppata nella parte centrale del testo. La democrazia universale del primo contro il potere territoriale del secondo. L’inclusività che libera contro la sovranità che uccide. Il potere costituente all’altezza dello spazio politico globale contro la forza della sovranità ridotta a puro esercizio di dominio.

LA SOVRANITÀ divenuta necropolitica, «potere e capacità di decidere chi può vivere e chi deve morire», non ha più il problema del consenso, tendendo a generalizzare la logica del modello coloniale, indifferente alle voci che le si oppongono, verso le quali è sempre possibile l’esercizio della violenza.

E questo è tanto più vero quanto più non si vedono alternative alla crisi in corso del progetto democratico, di cui l’Unione Europea è espressione evidente.

SI CONTRAPPONGONO, per tanto, due strade radicalmente in opposizione, delineate nell’ultima parte del libro. Da un lato c’è la risposta violenta, quella basata sui confini, la cui unica funzione, ormai, è quella di «regolazione generale del mercato del lavoro e della divisione planetaria della produzione di valore». Dall’altro lato c’è il campo aperto delle alternative prodotto dai movimenti sociali e dai conflitti socio-ecologici in corso, in cui è il vivente a porsi come progetto di ricomposizione basato su una nuova etica politica. È dentro quest’ultima prospettiva, in divenire anche sul piano teorico, che si individuano le alternative al puro dominio del potere necropolitico.

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