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Orientalia, fascino veneziano

Orientalia, fascino veneziano

GraphicNovel Le vicende della città lagurare in un romanzo di Toso Fei con i disegni di Marco Tagliapietra. Libro candidato al premio Strega

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 15 aprile 2017

Venezia sospesa e contesa nel tempo e nello spazio, isola liminare, pozzo di vicende che legano mondi lontani tra loro, forse il luogo dove più di ogni altro Oriente e Occidente si son dati la mano per secoli. Della presenza e dell’influenza ottomana, così come del resto della storia della città lagunare, è esperto Alberto Tosi Fei, che da anni e in varie occasioni ha dato ai lettori strumenti validi per la conoscenza empirica di quella che più che una città, spesso sembra lo scenario di un sogno. Dalle guide, alle trasmissioni televisive, dalle app ai recital, Toso Fei, stavolta accompagnato dal disegnatore Marco Tagliapietra, firma un romanzo a fumetti. Pubblicato dall’indipendente Round Robin, Orientalia è stato candidato al Premio Strega da Mimmo Paladino e Roberto Ippolito.
E più che sorprendersi di nuovo per la presenza di una graphic novel, ossia di un fumetto, nella lista dei nominati al premio letterario più famoso del paese, bisognerebbe leggere il libro e capire che cosa abbia mosso gli autori ad affrontare nei termini di narrazione illustrata i legami tra le due culture. L’azione è ambientata nel 1838, durante l’occupazione austriaca: un gruppo di ragazzini sfugge alle guardie imperiali e si nasconde dentro al Fondego dei Turchi, ormai diroccato, dove Saddo Drisdi, un misterioso turco, siede e fuma indisturbato, al riparo delle rappresaglie dell’attuale oppressore. Saddo, come una nuova Sherazade, narra ai bimbi le storie di Venezia, di una Serenissima per quale i Turchi erano i nemici più crudeli, ma anche insostituibili compagni per i loro fruttuosi rapporti commerciali.
STORIE E MISTERI
«Il caso non esiste -racconta Toso Fei – un giorno ho visto La peste a Venezia, un precedente lavoro di Marco Tagliapietra, sullo scaffale di una libreria e ho deciso che per il suo tratto e per la conoscenza profonda della città, era il disegnatore che stavo cercando. Infatti ha saputo interpretare perfettamente la mia storia». Nel libro storia e leggenda si compenetrano, restituendo tutto il fascino della città, come spiega l’autore: «Spesso storia e mistero sono interconnessi, la stessa Serenissima accresceva il proprio mito attraverso elementi leggendari. Quello di Venezia è un impianto meraviglioso che spesso ci riporta a verità storiche. Nel libro succede la stessa cosa: vi sono storie ascoltate direttamente da me ed altre recuperate; vicende storiche come quella della battaglia di Lepanto, o della sultana veneziana, si mischiano a leggende che ho tratto dalla tradizione orale, che mi sono state narrate. Del resto per la sua natura intima e intrigante la città si presta ad essere raccontata attraverso le leggende e i misteri che io da anni raccolgo con piacere».
L’autore riesce a raccogliere questa duplice vertente e sintetizzarla nel racconto: non è un caso che il protagonista del romanzo sia proprio il narratore interno, Saddo Drisdi che, testimone misterioso di molta storia veneziana, decide di raccontarne le vicende leggendarie al gruppo di piccoli veneziani, dei quali intuisce identità e caratteri- uno di loro è Giorgio, il figlio di Daniele Manin-leader di quella rivoluzione che libererà la città dal giogo austriaco, come spiega al lettore nelle esaustive pagine dell’epilogo.
Cosciente dell’importanza del pubblico nella narrazione di un patrimonio comune, Toso Fei racconta attraverso linguaggi che non si estinguono nella semplice scrittura. «Laddove posso, cerco di sfruttare la tecnologia per il mio lavoro: ci sono molti linguaggi possibili per raccontare storie e lascio che si contaminano per raggiungere il pubblico più ampio possibile».
I DIPINTI DEL ’500
I disegni di Tagliapietra, che ricordano le morbidezze e il calore dei dipinti veneziani del ‘500, accompagnano anche un importante messaggio nel romanzo, quale la tutela della tradizione per la costruzione dell’identità. «In effetti è una pratica importantissima: non mandare perdute le storie della tradizione è assolutamente necessario per la memoria, ovvero per la rielaborazione dell’identità-dice Alberto Toso Fei. «C’è inoltre un parallelo tra il 1838, quando Venezia era occupata dalle forze austriache e l’occupazione odierna ad opera di un tipo di turismo massificato, che rischia di deteriorare la bellezza della città e la sua complessa e affascinante identità. Credo che in questo senso i racconti possano presentare una città diversa che piacerà ai veneziani che vi si riconosceranno, così come a chi si avvicina per la prima volta ai suoi misteri. Il grande valore del mio lavoro è il recupero di un patrimonio che rischia di essere perduto».

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