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Oreste e Ludovica, piccole storie antiche e dolenti

Oreste e Ludovica, piccole storie antiche e dolenti

Frammenti La rubrica delle pagine culturali che oggi si concentra sull'ultimo libro di Andrea Vitali

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 18 maggio 2024

Diversi anni fa nella stazione centrale di Milano incontrai, in attesa di treni diversi, un’amica che lavorava come me nell’editoria accompagnata da un uomo che mi fece subito simpatia. Ci presentammo, era Andrea Vitali, e io ebbi l’improntitudine di chiedergli: «Di che ti occupi?». Scattò la mia amica: «Ma come? È uno scrittore famoso». Sì, era vero, ma io non avevo mai letto nulla di suo e più tardi cercai di rimediare, anche se non ho letto più di due o tre dei suoi romanzi, perché ne scrive da tempo uno ogni anno. Gli ultimi li ha pubblicati Einaudi Stile Libero, e davvero uno all’anno. L’ultimo si intitola Eredi Piedivico e famiglia, e non è molto diverso dai precedenti. Con pacata misura, Vitali racconta di un matrimonio nella Bassa Bresciana, una storia che più comune non si può, e che oscilla nei risultati tra il Cechov minore e il Piero Chiara anche lui minore, perché mancano a Vitali l’arguzia, lo humour di cui Chiara era maestro.
(Ho conosciuto anche lui, tanti anni fa, nell’ufficio di Vittorio Sereni alla Mondadori, ché Sereni era suo amico e veniva dallo stesso paese, Luino, nella Lombardia dei laghi. In cinema solo Lattuada Venga a prendere il caffè da noi, che io reputo un capolavoro – seppe coglierne lil sapore, la boccaccesca vitalità…) Vitali non ha la stessa forza, e anche se qualcuno ha voluto paragonarlo a Guareschi, il suo «mondo piccolo» non è sanguigno e rivelatore e spavaldo come quello dell’emiliano.
Vitali narra piccole vite, in anni lontani ma non poi troppo, vite di provincia piccolo-borghesi connotate da professioni abituali e pacate disavventure. In qualche modo, è ancora lo Strapaese che torna a vincere, nella letteratura italiana contemporanea e anche in quella degli scrittori (e delle scrittrici) più giovani. Un’eterna provincia dalle eterne connotazioni: opere e giorni di un mondo piccolo-borghese o meglio: di un mondo proletario che ha assunto rapidamente i caratteri di una «ceto-medizzazione» irrefrenabile. E però nella società contemporanea ci si rifugia nel «mondo piccolo» anche per paura del mondo grande.
Sono infine «strapaesane», anche se in chiave più malinconica che aggressiva, la maggior parte delle storie narrate nei romanzi di oggi, anche se sono assai poche quelle sanguigne e rivelatrici; la vita delle nostre province è sempre più eguale, e sono pochi i Maggiani che vi hanno fatto esperienze più meno fiacche. Nell’ultimo romanzo di Vitali le piccole storie del veterinario Oreste Piedivico e della moglie Ludovica nel secolo di ieri non sono straordinarie, e riguardano solo la diversità di caratteri, di formazione; ma a tutto lentamente ci si adatta, ed è proprio la diversità a dar sostanza alla coppia.

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