Un doppio cd con le registrazioni di due concerti con altrettante orchestre equivalgono alla consacrazione. Non che ne avesse bisogno Bill Frisell, da Baltimora, l’uomo che ha reinventato la chitarra jazz e ha creato un suono e una estetica centrali per la musica degli ultimi trenta anni.

PER ENTRAMBI il chitarrista si affida agli arrangiamenti del britannico Michael Gibbs, classe 1937, prosecutore ideale delle idee di Gil Evans sulle orchestrazioni e sulla acquisizione del rock nella dimensione jazz. Con il leader il suo trio completato dal contrabbasso di Thomas Morgan e dalla batteria di Rudy Royston con il quale ha inciso Valentine nel 2020. Due diverse orchestre li accompagnano: nel primo dischetto la sinfonica Brussels Philarmonic e nel secondo la Umbria Jazz Orchestra.
Quale Frisell è contenuto in questo lavoro? Il postmodernista estremo di Before We Were Born, il collezionista di ricordi sonori di Hystory, Mistery, il cesellatore di atmosfere noir e perturbanti di Quartet, il compositore di temi ispirato e enciclopedico di This Land?

NESSUNO di questi è andato perduto ma ora è distillato in uno stile unico, un misto di energia gentile e ottimismo, la trasposizione musicale del pensiero americano che ci piace, che riesce comunque ad alzare lo sguardo e vedere spazi da vivere. Questi due concerti ci offrono una visione ad ampio raggio su un musicista dal quale non si può prescindere.
Nel primo disco Gibbs porta in dote due sue composizioni, altre due provengono dal jazz, Lush Life di Strayhorn e Doom di Ron Carter, le restanti dal songbook di Frisell pescando sia da Valentine come è ovvio che da precedenti lavori. Il finale è per Beautiful Dreamer di Stephen Foster, titolo tra le altre cose della biografia del musicista appena pubblicata. La presenza dell’orchestra non opprime il trio che ha sempre nitidamente il suo spazio. Esemplare è il trattamento di Rag, da quel capolavoro che è This Land, del 1994, con una estesa introduzione per il trio e poi l’esposizione dell’accattivante tema da parte dell’orchestra. Questo è ancora più evidente nel secondo disco, dove troviamo solo composizioni di Frisell, ad esclusione di una ripresa di Doom. Conclude l’inno pacifista e progressista We Shall Overcome a proposito del quale Frisell ha dichiarato: «Lo suonerò fino a quando ce ne sarà bisogno». Suonalo ancora Bill.