Sembra che a tutt’oggi Viktor Orbán sia stato l’unico leader dell’Unione europea a complimentarsi con Vladimir Putin per la sua rielezione. Del suo gesto ha dato notizia su X il portavoce del governo ungherese, Zoltán Kovács, proprio nel giorno del Consiglio europeo a Bruxelles.

Risulta che il premier di Budapest sia stato, in generale, il primo leader a felicitarsi con il capo del Cremlino per il risultato del voto dello scorso fine settimana. Il tutto con un messaggio nel quale Orbán, come riporta un articolo uscito su Europa Today lo scorso 21 marzo, avrebbe messo in evidenza il fatto che “la cooperazione tra Ungheria e Russia, basata sul rispetto reciproco, consente discussioni importanti anche in contesti geopolitici difficili”.

Kovács ha aggiunto che il suo primo ministro ha sottolineato “l’impegno dell’Ungheria per la pace e la disponibilità a intensificare la cooperazione in settori non limitati dal diritto internazionale, rimarcando l’importanza del dialogo nella promozione delle relazioni”.

È noto che l’amicizia tra Orbán e Putin è tutt’altro che gradita a quella parte di Ungheria che non si riconosce nel disegno politico di colui che è capo del governo dall’ormai lontano 2010. Più volte, nelle manifestazioni antigovernative, sono stati esposti e portati in corteo striscioni che ironizzano amaramente e criticano in maniera netta questo rapporto fatto di condivisione di metodi di gestione del potere e di interessi economici.

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L’Ungheria dipende dalle forniture di gas russe e in ambito energetico vi è da ricordare gli investimenti di Mosca in ambito nucleare effettuati sul territorio ungherese. Investimenti di una certa entità iniziati nel 2014 e criticati pesantemente dall’opposizione che accusava il governo di aver consegnato il paese a Putin, per lo meno sul piano energetico, e di aver messo la popolazione davanti al fatto compiuto senza aver preventivamente dato vita a un dibattito pubblico sul nucleare.

Orbán difendeva l’accordo stipulato all’inizio di quell’anno sostenendo che in questo modo l’Ungheria avrebbe potuto produrre quantità di energia eccedenti il fabbisogno nazionale. L’operazione sarebbe stata condotta, quindi, per il bene e lo sviluppo del paese.

Per l’opposizione l’amicizia tra Orbán e Putin è una scelta di campo ben precisa: Mosca piuttosto che Bruxelles, l’autoritarismo piuttosto che i principi democratici e il rispetto dello Stato di diritto così cari, questi ultimi due, all’Unione.

Nel frangente della guerra in Ucraina il leader danubiano ha chiarito l’indisponibilità del territorio ungherese per il passaggio di armi dirette al paese che è tuttora impegnato in un conflitto armato contro la Russia. “Gli ungheresi non devono pagare il prezzo di questa guerra”, aveva detto e dato centralità a questo tema nella campagna elettorale delle elezioni magiare svoltesi due anni.

L’ostentata difesa del territorio ungherese dalla guerra aveva dato i suoi frutti ai fini del voto che ha visto Orbán vincitore per la quarta volta consecutiva e le forze governative beneficiare di una maggioranza parlamentare di due terzi.

Tornando alle congratulazioni a Putin, il pensiero gentile del premier ungherese non è stato gradito a Bruxelles e dintorni. La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha affermato di non condividere le congratulazioni; l’ha fatto nel corso di una conferenza stampa a margine del Consiglio europeo.

La Russia ha aggiunto, come riportato da Europa Today, è “un paese che ne ha invaso illegalmente un altro, un paese il cui leader non si è fermato né nel 2008 né nel 2014 e non dà segni di volersi fermare ora”. Putin non è certamente un principio di democrazia, d’altra parte l’Unione europea continua a farsi dettare l’agenda dai guerrafondai a stelle e strisce, avalla una lettura a senso unico della crisi russo-ucraina e non fa di meglio nel contesto del disastro umanitario, nonché fallimento umano, a Gaza. Questo non dobbiamo dimenticarlo.