Ora Renzi ha la sua Ala
Il gruppo Verdini battezza «Alleanza liberalpopolare per le autonomie. Il progetto dell’ex braccio destro di Berlusconi punta ad alleanze con il miglior offerente e prevede un ricongiungimento con gli alfaniani
Il gruppo Verdini battezza «Alleanza liberalpopolare per le autonomie. Il progetto dell’ex braccio destro di Berlusconi punta ad alleanze con il miglior offerente e prevede un ricongiungimento con gli alfaniani
Mentre nell’aula del Senato, i senatori del Pd schiaffegiano la decenza scoprendo che intorno alla richiesta d’arresto per il senatore Azzolini c’è un fumus persecutionis che neppure a un barbecue di massa, al piano di sotto, sala conferenze stampa, Denis Verdini presenta il suo neonato gruppo di sostenitori (mascherati) del governo.
Il gruppo alla Camera, invece, per ora non decollerà: mancano i numeri. Il nome grida vendetta «Alleanza liberalpopolare per le autonomie», ma l’acronimo funziona: Ala. «Perché speriamo di volare», confessa un verdinano commosso. La speranza è l’ultima a morire.
I 10 alati, giusto il numero necessario per formare un gruppo pelo pelo, sono tutti galantuomini: la fisiognomica non è una colpa. Ma certo messi in fila dietro il tavolo della sala Nassirya fanno una certa impressione. Oddio, ma sarà il casting della terza serie di Romanzo criminale? Ma no. Un po’ è la grinta del capoccia Denis, che a Cinecittà nella parte del cattivo avrebbe spopolato.
Un po’ è il condizionamento dovuto a qualche discutibile amicizia, per la verità pure stretta: quella con Nicola Cosentino, il ras campano, e quella con il siciliano Raffaele Lombardo.
Però nemmeno le amicizie sono una colpa, e i convenuti sono qui solo per senso di responsabilità. «Nei gruppi dove stavamo prima – spiega il fondatore – eravamo a disagio, ma non rinneghiamo niente. E nessuno pensa a entrare nel Pd. Ma le riforme le votiamo e il ddl Boschi va approvato così com’è. Non sono le riforme del Pd: sono anche nostre e riteniamo che la legislatura costituente vada portata a termine». A metterla terra terra la traduzione letterale sarebbe: siamo una truppa di rincalzo, entriamo in campo e soteniamo il governo solo quando serve.Sull’Italicum, invece, Denis l’astuto qualche dubbio ce l’ha: «Siamo contenti di averla approvata, però si può modificare con il premio alla coalizione». Non è una notazione casuale.
L’obiettivo del pattuglione è multiplo: sostenere il governo, all’uopo, e garantire la tenuta della legislatura, ma anche offrire una sponda a tutti quei parlamentari che il dissolvimento di Fi dovrebbe rendere disponibili, in cerca d’autore e di cadrega. Candido, Antonio Scavone, già intimo di Lombardo, lo confessa: «Contiamo di dar vita a una grande movimento… di parlamentari».
Evviva la sincerità. Sui tempi lunghi, però, il progetto dell’Ala implica un ricongiungimento con gli alfaniani, così da dare vita a una forza politica capace di mettersi sul mercato e di stringere alleanze col miglior offerente. Alta politica.
Al momento i voti conquistati dalla maggioranza sono scarsi: quattro. Gli altri sei volatili già erano schierati a sostegno del governo. Vengono un po’ da tutte le bande nate dalla diaspora azzurra: un paio da Fi, come Verdini stesso, uno dal Gruppo Misto, dove transitava dopo l’uscita dal partito azzurro. Uno da Area popolare. Due addirittura dal gruppo fittiano, quello che si era scisso da Arcore appena un paio di mesi fa ritenendo l’ex sovrano troppo moscio col governo. Si sa che solo i cretini non cambiano idea, ma di solito anche gli intelligentissimi ci mettono un po’ più di qualche settimana. Quattro alati vengono invece dal Gal, e tra loro il portavoce D’Anna, mentre capogruppo sarà Lucio Barani.
A proposito di parlamentari capaci di cambiare idea quando la responsabilità chiama: anche D’Anna brilla nel mazzo. Giusto un anno fa era arrivato quasi alle mani con Berlusconi (e secondo alcuni senza il quasi) al quale rimproverava l’alleanza con Renzi. I tempi cambiano, le idee pure ma si sconsiglia vivamente di farlo notare all’interessato. Le domande scomode gli danno ai nervi, come ha platealmente dimostrato in piena conferenza stampa dando del «piccolo comunista, anche un po’ stronzo» al cronista dell’Huffpost che insisteva nel porre quesiti imbarazzanti.
Un signore, il portavoce alato.
Di gestazione lunga e sofferta, l’operazione Verdini si è così compiuta. Al momento Renzi guadagna quattro voti in aula e uno, forse più prezioso, in commissione Affari costituzionali. Per capire se sia stato un buon affare bisognerà vedere quanti ne perderà nelle urne.
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