Per la beffarda legge del contrappasso Scalea, nota località turistica del Tirreno cosentino, tocca il punto più basso della sua storia alle prime luci di un’afosa giornata di luglio. Tutti dentro: sindaco, il suo vice, mezza giunta, il capo dei vigili, funzionari e dirigenti comunali. L’onta è pesantissima: associazione mafiosa e 38 provvedimenti restrittivi eseguiti dai carabinieri tra le province di Cosenza, Bari, Matera, Terni e Salerno, emessi dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda del capoluogo calabrese.
L’operazione Plinius ha colpito la cosca Valente-Stummo, attiva a Scalea nonché satellite della potente ’ndrina dei Muto di Cetraro. La cosca, secondo l’accusa, nelle elezioni del marzo 2010 sarebbe riuscita a far eleggere propri candidati al comune scaleota i quali si sarebbero poi prodigati per concedere appalti a imprese legate alla cosca. Nulla a Scalea veniva deciso senza un accordo tra politica e criminalità organizzata. Per questo si sono aperte le porte del carcere per il sindaco Pasquale Basile, eletto a capo di una civica e vicino al Pdl, e 5 assessori della sua giunta. Fra gli arrestati, il consigliere Luigi De Luca, gestore di supermercati, che avrebbe persino sequestrato, trattenendoli in celle frigorifere, «coloro che ha sorpreso a rubare liberandoli solo verso il pagamento di somme di importo molto superiore rispetto al valore della merce asportata», scrivono gli inquirenti delineando un quadro fosco in cui alla presunta illegalità nelle stanze del Palazzo si associano condotte di microcriminalità.
Nel popoloso centro dell’alto Tirreno cosentino operano due ‘ndrine: quella dei Valente, a capo della quale c’è Pietro Valente, e quella degli Stummo, guidata da Mario Stummo. «Questi due sodalizi hanno congiuntamente controllato Scalea per molti anni, e – secondo gli inquirenti – avrebbero entrambi sostenuto alle ultime elezioni comunali del 2010 la candidatura di Basile, poi eletto sindaco». In cambio questi avrebbe di fatto ceduto alle ’ndrine il controllo degli appalti. C’è una tangente di 500mila euro per la gara che il comune aveva bandito per l’affidamento dei Servizi di igiene ambientale. Secondo l’accusa, nel 2007 gli esponenti della cosca convocarono in una casa un socio della ditta che gestiva la raccolta dei rifiuti. Minacciandolo con un’ascia chiesero una tangente di 50mila euro. La ditta lasciò il servizio. Bandita la nuova gara il sindaco alcuni suoi assessori, il presidente della Commissione giudicatrice, i componenti della Commissione, avrebbero accettato l’offerta per aggiudicare l’appalto all’Ati Avvenire Srl di Gioia del Colle, ricevendo la mazzetta da mezzo milione. L’avvocato dei Valente avrebbe fornito consulenze legali, al fine di dare una parvenza di liceità agli atti della commissione, avrebbe presieduto plurime riunioni, intercorse fra tutti gli altri correi, presso il proprio studio.
Gli investigatori hanno disegnato la mappa del malaffare. Si va dal citato appalto per la raccolta dei rifiuti a quello per la concessione di porzioni di terreni demaniali per realizzare lidi e stabilimenti balneari: le indagini hanno consentito di accertare come i gruppi Stummo-Valente «si siano fronteggiati per l’ottenimento delle concessioni, fin dalla predisposizione del bando di gara, che veniva confezionato in maniera da consentire l’aggiudicazione a prestanome dell’una e dell’altra fazione, e successivamente per ottenere i migliori lotti».
Gli inquirenti hanno fatto chiarezza anche sull’appalto per la concessione del servizio di parcheggio a pagamento, la gestione della pubblicità delle aree demaniali, l’appalto per realizzare un impianto di compostaggio: tutto in mano alla ’ndrangheta. La ’ndrina Stummo controllava finanche i grandi condomini delle vacanze, i cosiddetti «parchi», imponendo servizi di guardiania e monopolizzando i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Anche la vecchia amministrazione, diretta dal sindaco Mario Russo (candidato Pdl alle regionali 2010), risulterebbe legata a Pietro Valente, «avendo fatto ottenere alla Cem Spa, riconducibile a prestanome dei Cesarano di Castellammare di Stabia, l’aggiudicazione per la costruzione del porto turistico di Scalea».
L’operazione Plinius porta con sé la decisione del Viminale di disporre la nomina una commissione d’accesso per Scalea. Sarebbe il decimo comune sciolto per infiltrazioni ’ndranghetiste in un anno.