Il Super Green Pass scatterà ovunque, senza guardare al colore della zona, dal prossimo 6 dicembre. Niente più tamponi: per tutte le attività sociali, culturali e ricreative serviranno la vaccinazione o la guarigione. In cabina di regia, a metà mattinata, la Lega, assente Giorgetti, prova a protestare. A chiedere di insistere per escludere dal nuovo regolamento le zone bianche era stato Salvini, al telefono con Giorgetti e Fedriga. I leghisti ci provano. Draghi respinge. «Esprimiamo una riserva che però ci auguriamo venga meno nel cdm», auspica profetico il ministro Garavaglia.

IN EFFETTI IN QUELLA sede non si registrano dissensi, anche perché in mezzo c’è stato l’incontro con amministrazioni locali e regioni e i presidenti leghisti sono schieratissimi a favore delle nuove norme. Proprio Draghi, in conferenza stampa, farà chiaramente capire che a far pendere la bilancia sono stati loro e specificherà che per evitare tensioni sociali c’è una formula magica: «Compattezza del governo». Perché se il governo è diviso, i dubbiosi si sentono legittimati e autorizzati a protestare rumorosamente. Salvini si rassegna ma nemmeno troppo a malincuore. Il Green Pass di ferro sarà a tempo, scadrà il 15 gennaio (salvo impennate al momento impreviste della pandemia): una misura natalizia e preventiva, dunque, che serve a limitare il rischio effettivamente elevato nella fase critica delle feste. In più se per i non vaccinati le maglie saranno più strette per tutti gli altri saranno invece più larghe, dal momento che i vaccinati non subiranno restrizioni neppure in caso di passaggio in zone gialle e arancioni.

CIRCOSCRITTO A POCHE settimane il nuovo Green Pass, provvedimento discutibile da molti punti di vista, è meno rigido di quanto sembrasse alla vigilia. Ma il giro di vite c’è davvero. L’obbligo di vaccinarsi non è stato introdotto e anzi Draghi lo liquida ricordando che i No vax non vanno «criminalizzati» e che il modo migliore per convincerli «è il successo di quello che si fa». Ma le categorie per le quali invece l’obbligo scatterà a partire dal 15 dicembre sono molte: non solo il personale sanitario esteso al comparto amministrativo ma anche tutto il personale scolastico, le forze di polizia, il soccorso pubblico. L’obbligo del Green Pass «ordinario», poi, dilaga. La validità del lasciapassare è stata limitata ma con misura: dai 12 mesi attuali a 9, sfuggendo alla tentazione di portarlo a 6 o 7 mesi. Ma sarà d’ora in poi necessario anche negli alberghi, negli spogliatoi e nell’intero servizio pubblico dei trasporti, sui treni regionali come nei bus urbani.

L’IRRIGIDIMENTO OBBLIGA davvero a rifornirsi di Green Pass anche solo per spostarsi nelle regioni e nelle città. Ma è una di quelle norme a immenso rischio di restare draconiane solo in teoria: ci vorrebbero controlli che sin qui non si sono visti. A porre il problema per primo, di fronte al governo, è proprio il premier. I controlli devono esserci, a campione, certo, ma abbastanza frequenti da farsi sentire ed esercitare una vera pressione. La mission è affidata alla ministra Lamorgese e Draghi annuncia l’imminente nascita di un sistema di sorveglianza integrato, composto dalle varie forze dell’ordine.

LA VACCINAZIONE per i bambini tra i 5 e i 12 anni arriverà presto, il semaforo verde dell’Ema è imminente. Ma, almeno per ora, non è previsto il Green Pass per i minori, decisione che porterebbe la tensione alle stelle. Sempre a giorni verranno stabilite anche le nuove regole europee per gli spostamenti tra un Paese dell’Unione all’altro.
La svolta drastica finisce per occultare un cambio di marcia più globale e non solo votato all’irrigidimento. Di fatto sul sistema delle zone colorate è calato ieri il sipario. La distinzione resta ma in concreto ha effetto solo sull’obbligo delle mascherine all’aperto, che scatterà a partire dal giallo invece che dall’arancione, e su altri particolari, come le tavolate da non più di quattro persone nelle aree in arancione. Per tutto il resto, non ci saranno restrizioni, almeno per i vaccinati. Se da un lato il decreto stringe, dunque, dall’altro allarga le maglie, secondo una logica che non è più, come per il primo Green Pass, spingere e quasi costringere quante più persone possibile a vaccinarsi ma piuttosto garantire la profilassi e tenere tutto aperto anche in caso di aggravamenti del quadro sanitario.

NON A CASO, con massima prudenza e senza bilanciarsi, Draghi fa per la prima volta balenare la possibilità di non rinnovare lo stato d’emergenza: «Cosa ci interessa, dichiarare lo stato d’emergenza o mantenere in funzione il sistema sanitario che fronteggia la pandemia?». Qualche malizioso potrebbe notare che la non proroga dello stato d’emergenza sarebbe una spinta forte verso l’ascesa del premier al Colle.