Politica

Onu e Mattarella contro Bruxelles

Onu e Mattarella contro BruxellesL'arrivo a Malta delle salme dei migranti morti nel naufragio di domenica – Reuters

Migranti Il presidente della Repubblica e Ban Ki-Moon criticano l’Ue e chiedono interventi per salvare i migranti. Renzi dichiara invece guerra agli scafisti, ma nel mirino potrebbero finirci i profughi

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 21 aprile 2015

«L’Unione europea non può sottrarsi alla prova di centinaia di migliaia di profughi che abbandonano le loro case per sfuggire alla morte», dice da Roma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. da New York, invece, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, riferendosi all’ultima strage di migranti avvenuta al largo delle coste libiche, parla di «tragedia umanitaria» che «ha scioccato le coscienze del mondo». Questa volta le critiche all’inerzia dimostrata finora dall’Europa di fronte ai tanti naufragi di carrette cariche di disperati non potrebbero essere più autorevoli né più chiare. Mattarella approfitta della riunione a Roma dei presidenti dei parlamenti europei per ricordare come siano proprio i valori fondanti dell’Unione che «ci impediscono di rimanere indifferenti alle immani tragedie che si svolgono spesso a poche miglia dal confine meridionale dell’Europa». Più esplicito l’alto commissario Onu per i rifugiati, Zeid Raàad Al-Hussein, che parla chiaramente «di monumentale fallimento» delle politiche dell’Ue sull’immigrazione.
Parole chiare, che invitano l’Europa a muoversi prima di tutto per salvare le vite di quanti cercano di arrivare in Europa, ma che sembrano destinate a rimanere inascoltate. Sia Roma che Bruxelles, sembrano infatti parlare un linguaggio diverso. Alla necessità di salvare le vite dei profughi anche ieri il presidente del consiglio Matteo Renzi ha preferito ribadire la linea di una lotta ai trafficanti di uomini. Non è un particolare di poco conto. Da almeno dieci anni l’Ue ha dichiarato guerra alle organizzazioni criminali che speculano sulle vite dei migranti, eppure ogni volta le stesse organizzazioni hanno dimostrato di poter continuare in tranquillità i propri traffici. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, con decine di migliaia di profughi che sbarcano sulle nostre coste e migliaia , meno fortunati, che perdono la vita nel tentativo di arrivarci. Colpire le organizzazioni finora ha significato soprattutto colpire i migranti, rendendo loro più ancora difficili le rotte verso l’Europa. E le prime notizie che arrivano d Lussemburgo, dove ieri si tenuto il vertice dei ministri degli Esteri dei 28, confermano questa tendenza. Si parla di impronte prese ai migranti e di un rafforzamento di Frontex per rimpatriare quelli irregolari. Più repressione che salvataggio, anche se mascherata da buone intenzioni. «Gli scafisti sono i nuovi trafficanti di schiavi, a loro dobbiamo dichiarare una guerra», ha ripetuto Renzi promettendo di presentare al consiglio europeo di giovedì proposte concrete. Renzi ha parlato con accanto il premier maltese Joseph Muscat, che pare abbia proposto un piano contro i trafficanti simile alla missione antipirateria messa in atto davanti alle coste della Nigeria e giudicato «serio» da Renzi. Né il premier italiano, né quello maltese, hanno però spiegato come intendono portare avanti la battaglia contro gli scafisti. Tolta di mezzo l’ipotesi di un intervento diretto in Libia (esclusa anche ieri da Renzi), cancellata anche la proposta di un blocco navale (che comunque non spaventerebbe certo i trafficanti) resta da capire come si caratterizzerebbe l’intervento. Siccome colpire gli scafisti in mare senza che a pagarne le conseguenze siano i migranti è impossibile, resta solo un intervento lungo le rotte dei profughi. Un’ipotesi avanzata è quella di maggiori controlli lungo il confine tra Niger e Libia. In tal caso però, si fermerebbero forse i trafficanti, ma anche i migranti che trasportano. Che è forse il vero obiettivo europeo. Perché se davvero si volessero salvare le vita di centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini c’è solo un modo per farlo, ed è andare a prenderli con dei corridoi umanitari e portarli in Europa. Ma di questo non si parla, né a Roma né a Bruxelles.

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