Onu: «Dovete salvare i rohingya»
Sud est asiatico Non hanno più cittadinanza birmana dal 1982. Sono rimasti in 800 mila
Sud est asiatico Non hanno più cittadinanza birmana dal 1982. Sono rimasti in 800 mila
Rischierebbero qualsiasi cosa pur di fuggire, come i migranti che conosciamo bene, quelli che dall’Africa provano a spostarsi in Europa.
In queste ultime settimane a centinaia vengono abbordati in mare, da giornalisti, equipe di soccorsi, marine navali. Ma nessuno li vuole, o li salva, o li aiuta. Si tratta dei rohingya, minoranza musulmana che abita la regione del Rakhine in Myanmar. Non sono considerati cittadini birmani e sono oggetto di persecuzioni da parte dei buddisti. E per loro, data la circostanza geografica, non c’è che il mare.
Il problema, però, non sono solo i buddisti: nessuno vuole i rohingya, neanche le coste per i turisti della Thailandia, quelle della Malesia o dell’Indonesia. Solo quest’ultimo paese, musulmano, ogni tanto ne prende un po’: l’altro giorno 70 sono stati salvati da morte certa. Gli altri che scappano si ritrovano in mare, denutriti, spossati, secondo alcune testimonianze raccolte dai giornalisti della Bbc, bevono la propria urina e aspettano. Quasi sempre la morte.
Ma se dalle nostre parti l’Europa fa poco, o si predispone a bombardare gli scafisti, in Asia, nello stretto di Malacca, la situazione è ancora più grave, perché il Myanmar rifiuta qualsiasi responsabilità (come sottolineato ancora ieri dal governo), mentre gli altri paesi si limitano a sostenere che non possono accogliere tutti. È che non vogliono accogliere proprio loro, questa minoranza musulmana appestata. Secondo l’Onu si tratterebbe della minoranza «più perseguitata al mondo».
I rohingya hanno un’origine discussa. Per quasi tutti sono originari dello stato di Rakhine (noto anche come Arakan o Rohang in lingua Rohingya) in Myanmar, mentre altri sostengono che siano immigrati musulmani che originariamente vivevano in Bangladesh e che, in seguito, si siano spostati in Myanmar durante il periodo del dominio britannico, ragione per cui il governo li considera come immigrati illegali bengalesi.
Non hanno più cittadinanza birmana dal 1982 e secondo le ultime stime non dovrebbero esserne rimasti più di 800 mila. Le Figaro in questi giorni ha ricordato che nel 1982 un rohingya venne accusato di avere violentato una donna birmana.
Fu quella la miccia utilizzata per una campagna di pulizia etnica che non sembra terminata. Per l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch, infatti, il regime birmano così come i monaci buddisti, avrebbero partecipato o favorito un «crimine contro l’umanità». Le autorità, sostiene l’ong, avrebbero preso parte alla distruzione di moschee, avviato ondate di arresti e bloccato l’accesso delle agenzie umanitarie ai musulmani sfollati.
Secondo Ban Ki-moon la loro situazione sarebbe sempre più preoccupante. Il segretario generale dell’Onu ha chiesto un «loro sbarco tempestivo», chiedendo ai leader di Malesia, Thailandia e Indonesia di rispettare «l’obbligo del soccorso in mare».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento