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Ong cattoliche: «Giù le mani da chi soccorre i migranti»

Ong cattoliche: «Giù le mani da chi soccorre i migranti»

Forum Terzo settore Attilio Ascani, direttore Focsiv: «Le illazioni fomentano odio, xenofia e ostilità generalizzata verso le ong»

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 11 maggio 2017

Chi calunnia il mondo delle ong danneggia anche a te, digli di smettere. È su questa falsa riga che arriva la tirata d’orecchi al governo, alla politica e ai mass media da parte delle ong del mondo cattolico, in testa la Focsiv – che con 78 associazioni è la più grossa federazione di realtà no profit italiane – , più l’intera Associazione delle organizzazioni italiane della cooperazione e il Forum del Terzo settore che collaborano con i ministeri nell’ambito della cooperazione internazionale.

Il Forum e l’Aoi in conferenza stampa ieri respingono le accuse alle ong che operano nel Mediterraneo nei soccorsi in mare ai migranti esprimendo «indignazione e condanna» verso i politici e i parlamentari che strumentalizzano «a fini elettorali» la campagna di denigrazione del mondo associativo. «Noi non ci occupiamo si salvataggi in mare – spiega al telefono Attilio Ascani, direttore della Focsiv – ma il Mediterraneo è solo l’ultima tappa del viaggio dei migranti, siamo in Africa, in Medioriente e poi in Italia nel circuito dell’accoglienza, e mai abbiamo avuto segnalazioni di collusione tra i trafficanti e i soccorritori. Diverso è il contatto per chiedere aiuto, è noto che il telefono di don Mosé Zerai è diffuso con un tam tam tra i migranti che si imbarcano in Libia per chiedere soccorso e l’anno scorso abbiamo premiato una ragazza che riceve e smista telefonate dai barconi. La priorità è salvare vite umane, per chi è cattolico e per chi no». È un «imperativo umanitario», ripete nel Marco Da Ponte di Actionaid.

«SE LA PROCURA di Trapani trovasse prove di un passaggio di denaro – aggiunge Ascani – sarebbe gravissimo e da perseguire duramente, ma questa campagna senza prove sta già dando i suoi frutti velenosi, nuoce gravemente a tutto il mondo associativo, provoca un discredito generalizzato e alimenta reazioni di paura, di allontanamento e l’humus per attacchi xenofobi perché fa leva sul ventre molle dell’italiano medio che non vuole fare distinzioni o interrogarsi su fenomeni complessi».

IL DANNO denunciato è a una realtà molto grande, un primato bello dell’Italia in Europa: le ong italiane mobilitano 600 milioni di euro nella lotta alla povertà e per lo sviluppo con 3 mila tra progetti e programmi di cooperazione, volontariato internazionale e aiuto umanitario in decine di Paesi, a volte e teatri di guerra e di disastri come dare cibo e medicine ai 30 milioni di sfollati per la carestia che sta attanagliando il Sahel e che potrebbero prendere la strada per la Libia senza un’altra prospettiva di sopravvivenza. Le ong italiane si avvalgono del lavoro di 82 mila volontari e sono sostenute finanziariamente al 50% da milioni di contribuenti con il 5 per mille della dichiarazione dei redditi (per altro in corso).

ASCANI AMMETTE che la campagna denigratoria contro le ong umanitarie che sta andando avanti da un mese a questa parte «è trasversale», anche se nel mirino degli oratori della conferenza stampa di ieri sono state soprattutto le dichiarazioni del vice presidente della Camera Luigi Di Maio, sia per la sua carica istituzionale sia per la presa e la gravità del suo slogan sulle «ong-taxi».

Il direttore della Focsiv ammette che a rafforzare il clima di sospetto attraverso illazioni ha contribuito anche l’Osservatore romano, quotidiano della Santa sede. «Probabilmente – è la sua spiegazione – anche lì si è creato un corto circuito tra le modalità poco trasparenti e le commistioni con organizzazioni di tipo cripto mafiose che gestiscono i grandi centri di accoglienza e le ong che fanno salvataggi in mare. Per questo noi siamo convinti che vadano priligegiati i piccoli centri come quello dei progetti Sprar. Ma le ong sono solo uno strumento, non un fine, e allora bisogna porsi la domanda cruciale: cosa succederebbe se non ci fossero, in Africa come in nel Mediterraneo?».

NO AI POLIZIOTTI sulle navi delle ong, secondo la proposta del M5S, viene espresso da Lia Quartapelle e Sandra Zampa del Pd, presenti alla conferenza stampa.«Sarebbe grave – dicono – perché metterebbe a rischio l’indipendenza e il carattere di intervento umanitario proprio delle ong». Per le due deputate non c’è «nessun bisogno di nuove leggi», semmai «dobbiamo impegnarci per l’attuazione della legge 125 del 2014», visto che il governo deve ancora dare il pieno riconoscimento «a tutte le ong».

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