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Omofobia, italian pride

Omofobia, italian prideRoma, manifestazione contro l'omofobia – Attilio Cristini

Pari opportunità Il Belpaese all’ultimo posto in Europa per i diritti delle persone Lgbti. Insieme a Croazia, Cipro, Grecia, Irlanda e Russia. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano: «Vicinanza alle vittime di aggressione e di discriminazione basata sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere. Promuoviamo l’inclusione»

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 17 maggio 2014

L’Europa a due velocità, sul tema dei diritti delle persone omosessuali, transessuali e intersessuali. «Una dicotomia che vede i Paesi dell’Ue, come nel mondo, muoversi in due direzioni opposte: da una parte certi Stati dell’ex Unione sovietica, africani o mediorientali e dall’altra il Nord Europa ma anche la Spagna, il Brasile o Malta», afferma Jan Jarab, rappresentante regionale per l’Europa dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani. E l’Italia ovviamente fa compagnia ai primi, invece che ai secondi. «Devo dire che il vostro Paese ricopre la posizione più bassa nell’Europa a quindici», spiega poco dopo Dennis Van der Veur (European union agency for Fundamental right). Arrivano a Roma, in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia, per partecipare a un convegno organizzato alla Farnesina dal ministero degli Affari esteri su «le persone Lgbti nella realtà odierna», e non possono fare a meno di spiegare ai delegati presenti, provenienti da tutti i Paesi dell’Ue, che l’Italia è in compagnia della Croazia, di Cipro, della Grecia o dell’Irlanda, cioè all’ultimo posto nella triste classifica della mancanza di tutele giuridiche per questo tipo di minoranze (e non solo), per le discriminazioni e gli episodi di violenza omofobica e transfobica.

Arrivano in questo contesto, le parole scritte dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Ivan Scalfarotto, presente al convegno: «S’impone e va decisamente promossa una cultura dell’inclusione e del rispetto di ogni differenza con iniziative adeguate ed idonee nella famiglia, nella scuola, nelle varie realtà sociali ed in ogni forma di comunicazione». Il capo dello Stato esprime, «in occasione dell’ottava giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia», la sua «vicinanza a quanti sono vittime di aggressioni e di atti di discriminazione, più o meno latente, basata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere delle persone. Ne sono stati testimonianza tragici episodi di rinuncia alla vita da parte di giovani umiliati e offesi».

Parole che fanno un certo effetto, mentre scorrono sullo schermo le slide di presentazione di un sondaggio condotto dall’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Ue nei 28 Stati membri a cui hanno risposto 93 mila persone Lgbti (13 mila solo in Italia, il miglior riscontro dopo la Germania), con i dati che descrivono il Belpaese sulla strada più dell’Uganda o della Russia che della Gran Bretagna o perfino della Polonia, «Paese dove – spiega ancora Jarab – fino a poco tempo fa si volevano introdurre misure omofobiche e oggi invece si colloca decisamente dall’altro lato del fiume». Se la media europea delle persone Lgbti che si sono sentite vittime di discriminazione o violenza dal 2008 ad oggi è del 50%, da noi arriva al 54%, secondo il sondaggio. È in particolare sul posto di lavoro o durante la ricerca di un’occupazione, che la discriminazione sessuale si fa più pesante in Italia, rivela ancora Van der Veur. Al contrario, invece, nelle scuole italiane i ragazzi sotto i 18 anni appartenenti alla comunità Lgbti non sono particolarmente oggetto di bullismo: in Grecia, Olanda o Danimarca ne hanno riportato testimonianza l’80% degli intervistati (67% è la media europea). Vere e proprie molestie sessuali o crimini di odio sono stati agiti contro il 26% degli intervistati europei, ma solo il 22% di loro ha sporto denuncia. Infine una domanda semplice ma simbolica sulla paura di tenersi mano nella mano per strada. «Il 66% ha risposto sì in tutti gli Stati membri, in Italia il 61%», conclude Van der Veur.

Eppure anche da noi comincia a intravvedersi una piccola luce in fondo al tunnel: qualche giorno fa il sottosegretario Scalfarotto ha sottoscritto a Malta insieme ad altri 16 governi europei una dichiarazione d’intenti per la tutela dei diritti Lgbti. Piccole cose, come il riconoscimento dei pari diritti ai dipendenti omosessuali del corpo diplomatico della stessa Farnesina. O la scelta di ospitare a Roma la prossima riunione della rete governativa europea dei Focal points Lgbti. Manca solo tutto il resto: prima di tutto una legge che punisca l’omofobia come il razzismo. Almeno quella.

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