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Ombre sull’uso delle donazioni. Tutti i guai di monsignor Becciu

Ombre sull’uso delle donazioni. Tutti i guai di monsignor Becciu

Vaticano Il cardinale sardo, «licenziato» giovedì da papa Francesco, respinge le accuse

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 27 settembre 2020

Soldi delle offerte per i poveri dirottati dall’Obolo di san Pietro e dall’otto per mille della Conferenza episcopale italiana per sostenere le attività dei propri fratelli. Una speculazione immobiliare su un palazzo a Londra in combutta con spericolati finanzieri d’assalto. Sullo sfondo l’imminente visita in Vaticano del segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, che ha ammonito la Santa sede a non rinnovare l’accordo con la Cina sulle nomine dei vescovi firmato due anni fa («il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale se lo confermasse») grazie alla regia del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, e che ora potrebbe apparire più debole perché fino al 2018 il cardinal Angelo Becciu era il numero due della Segreteria di Stato vaticana, unico superstite dell’era del cardinal Bertone. Dietro le quinte, le consuete trame di guerre intestine nei sacri palazzi le quali, più che le colpe dei singoli rese pubbliche passando alla stampa informazioni e documenti riservati, dimostrano le tare strutturali di un sistema curiale di potere che, nonostante le buone intenzioni manifestate da papa Francesco, appare più che mai irriformabile.

C’È TUTTO Questo attorno all’affaire Becciu, il cardinale che giovedì è stato defenestrato da papa Francesco – ha perso la carica di prefetto della Congregazione delle cause dei santi e le prerogative del cardinalato (il diritto di voto in conclave ma anche l’immunità diplomatica) – e che venerdì, in una irrituale conferenza stampa, ha respinto tutte le accuse: «non ho dato soldi ai miei fratelli, l’Obolo di san Pietro non è stato toccato», ha detto Becciu. «Mi sentivo amico del papa e suo fedele esecutore. Poi il papa dice che non ha più fiducia in me perché gli è venuta la segnalazione dei magistrati che io avrei commesso atti di peculato. Nessuna sfida al papa, gli rinnovo la mia fiducia, ma ognuno ha diritto alla propria innocenza. Spero che si renda conto che c’è stato un forte equivoco, mi auguro che non sia stato manipolato».

LA BOMBA esplode giovedì sera, quando la sala stampa vaticana comunica che Francesco ha accettato le dimissioni di Becciu, ovvero lo ha rimosso dagli incarichi (in Vaticano non si viene mai licenziati, ci si dimette!). Ad accelerare la cacciata, le anticipazioni di un’inchiesta sull’Espresso in edicola oggi. Becciu avrebbe agito per dirottare settecentomila euro dai fondi dell’Obolo di san Pietro (le offerte internazionali per le opere di carità del papa) e dell’otto per mille della Cei alla cooperativa “Spes”, amministrata dal fratello del cardinale e braccio operativo della Caritas di Ozieri (Sassari). Inoltre in passato Becciu, quando era nunzio in Angola e a Cuba, avrebbe affidato i lavori di arredamento e restauro in molte chiese angolane e cubane alla falegnameria di un altro fratello; e avrebbe sponsorizzato presso alcuni enti ecclesiastici l’acquisto della birra “Pollicina”, prodotta dalla società di un altro fratello, che principalmente insegna psicologia all’università pontificia salesiana.

Il nome del cardinale era già emerso in passato, quando il finanziere d’assalto Raffaele Mincione viene contattato dal Credit Suisse (gruppo svizzero che cura parte del patrimonio vaticano) per gestire l’acquisto delle quote di una società che gestisce una piattaforma petrolifera a largo dell’Angola (dove Becciu è stato nunzio). Mincione ritiene l’investimento troppo rischioso e propone alla segreteria di Stato, allora guidata da Bertone e dal sostituto per gli Affari generali Becciu, di comprare per trecento milioni (in parte prelevati dall’Obolo) un palazzo a Londra da trasformare in appartamenti e uffici, raddoppiando il capitale.

Un affare su cui sta indagando la magistratura vaticana, che ha già ordinato arresti e sequestrato conti di finanzieri e monsignori. E che, secondo l’inchiesta dell’Espresso, svelerebbe un giro di investimenti su conti speculativi in diversi paradisi fiscali e vedrebbe coinvolti anche altre banche, finanzieri e prelati, fra cui lo stesso Becciu, che però si dichiara estraneo alla vicenda.

Nulla ancora è stato dimostrato, ma evidentemente le voci sempre più rumorose hanno spinto il papa a silurare Becciu, che lo stesso Francesco aveva creato cardinale due anni fa. Tanto più che dopodomani si ritroverà in casa gli ispettori di Moneyval (l’organismo del Consiglio d’Europa che valuta gli standard finanziari e antiriciclaggio degli Stati), che dovranno decidere se inserire il Vaticano nella white list dei Paesi virtuosi.

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