Dal solo di clarinetto di Baldo Maestri con l’Orchestra di Ritmi Moderni della Rai, guidata da Gil Evans (1980), al “Funky Stanchi” della Blind Inclusive Orchestra (diretta da Alfredo Santoloci, ospite il brillante altista Diego Bettazzi) si è dipanata l’8 novembre nella Sala A di via Asiago in Roma (Radio3 Suite, 20.30-22.30) una grande festa. La trasmissione “Baldo 100 e lode! Omaggio a Baldo Maestri” ha preso spunto dal centenario della nascita dello strumentista (nato nel 1923, scomparso nel 1991) per ricordarne la complessa figura di originale solista di clarinetto e sax alto, brillante esecutore (anche di pagine classiche e contemporanee), richiestissimo turnista, didatta rigoroso e attento ai giovani, solida colonna dell’orchestra romana della Rai, protagonista del jazz italiano fin dai secondi anni ’40 sempre al fianco delle nuove generazioni. La serata, condotta da Pino Saulo, è stata velata dalla tristezza per la recentissima scomparsa di Dino Piana, altra colonna delle orchestre Rai, ormai sciolte, colpevolmente, da tempo. Il grande pubblico forse non conosce il nome di Baldo Maestri ma sicuramente il suo suono (clarinetto e sax alto) visto che ha partecipato a numerosissime colonne sonore, composte da Morricone a Piovani (che è intervenuto al telefono) fino a Fellini che si era letteralmente innamorato del suo ‘sound’.

LO CONOSCEVANO Lo conoscevano bene, però, i molti allievi avuti in conservatorio (al “L.Refice” di Frosinone) che sono intervenuti in massa alla serata suonando in varie formazioni: Eugenio Colombo, Sandro Satta, Filiberto Palermini, Roberto Di Girolamo (che ha inviato una lettera), Rosario Giuliani, Luigi Grisolia, Mauro Zazzarini, Max Bettazzi, Carlo Crivelli (un contributo audio), Mario Raja… Tutti ne hanno ricordato il rigore (dava sempre del “Lei”), la serietà come la passione nell’insegnare, il metodo che era rivolto a cesellare le qualità personali. L’idea di ricordare questo autentico Maestro è venuta agli ‘antichi’ allievi Alfredo Santoloci e Gianni Oddi che l’hanno caldeggiata a Pino Saulo: l’ha fatta propria e concretizzata in due ore di trasmissione, dodici brani, undici formazioni e quaranta musicisti. L’elenco sarebbe lunghissimo ma, compresi gli interventi parlati in sala, varie generazioni ed esperienze – da Gegè Munari ad Emanuele Urso – si sono fatte sentire: la scuola di Baldo continua ancora.