Oltre la scomparsa del sacro, quando il culto non è che narrazione
Scaffale Il «Catalogo delle religioni nuovissime» di Graziano Graziani per Quodlibet. Un’indagine su decine di pseudo fedi condotta tra giornalismo e letteratura
Scaffale Il «Catalogo delle religioni nuovissime» di Graziano Graziani per Quodlibet. Un’indagine su decine di pseudo fedi condotta tra giornalismo e letteratura
Il grande scrittore cattolico G. K. Chesterton non avrebbe apprezzato la visione di Kurt Vonnegut secondo la quale una religione è una finzione letteraria. Tuttavia, tra i due, quello che compare come fondatore di una chiesa è lo scrittore americano: trattasi del Bokononismo, di cui l’autore parla nel suo romanzo Ghiaccio-nove.
NEL FLORILEGIO di pseudo-religioni che Graziano Graziani ha raccolto (Catalogo delle religioni nuovissime, Quodlibet, pp. 396, euro 17,00), sparito il sacro, del culto non resta che la narrazione, o alla peggio il management corredato dalle sue policy.
Così da chiese votate a uno spirito apertamente goliardico affiorano istanze politiche e sociali, dall’ecologismo tragicomico del Movimento per l’estinzione volontaria, che chiede ai fedeli di non riprodursi per liberare le altre specie viventi dall’oppressione dell’uomo, all’ordine queer delle Sorelle della perpetua indulgenza che venerano tra gli altri Padre Fellatio e Suor GladAss, passando per il pacifismo paradossale del Prodigioso Spaghetto Volante adorato dai pastafariani, che invece di chiedere sacrifici umani in suo nome, «condisce» il suo Verbo con la memorabile massima: «Se qualcuno non crede in Me, pace, nessun problema». Al capitolo «religioni pop» compaiono il Jedismo (da Star Wars), e la chiesa Maradoniana (60 mila seguaci), per poi passare agli adoratori di John Coltrane e di Groucho Marx.
TRA I «CULTI POPOLARI» troviamo coloro che vedono divinità marittime nelle navi cargo che passano al largo delle loro isole, in Vanuatu, e i devoti di San Ernesto Che Guevara, «santo ateo» di un paesino boliviano. Tra le religioni a carattere politico figurano invece, oltre all’Essere Supremo di Robespierre l’Incorruttibile, la mistica fascista e un novello culto di Putin.
Graziani aveva già sperimentato la vertigine della lista con l’Atlante delle micronazioni, un viaggio nel quale raccontava i più piccoli e strampalati casi di auto-proclamazione nazionale, scogli isolati nell’oceano e giardini di casa compresi: una ricerca di identità condotta attraverso la demarcazione di un territorio e la creazione di un proprio «racconto di fondazione». Con questo secondo tassello prosegue un’ingegnosa operazione culturale di reductio ad absurdum, non priva di un soffuso e flaubertiano cinismo, che sposta l’attenzione dal concetto di Stato a quello di Chiesa: i grandi centri di potere dell’età moderna.
Un percorso che sembra configurarsi come un work in progress a cavallo tra giornalismo e letteratura, e che si proietta verso la contemporaneità da un’accattivante prospettiva laterale: non a caso il libro si chiude con una rassegna di riti ufologici e occultistici. Gli echi patafisici da Alfred Jarry, e quelli letterari da Il pendolo di Foucault, a trent’anni esatti dalla sua pubblicazione, rimandano a quel cupo mondo in cui, esaurita la funzione dell’enciclopedia ufficiale e l’influenza delle antiche chiese, tanti si sono abbandonati all’idea che «tutto c’entra con tutto», e qualcuno s’è persino persuaso di essere la reincarnazione del Conte di Saint-Germain.
SCORRENDO L’ELENCO di culti non così nuovi è facile rendersi conto che tra i più estrosi riti psichedelici e le grandi religioni monoteiste sussistono differenze troppo sottili. E se troviamo ridicola la religione che annuncia senza tema di smentita che il mondo è stato creato giovedì scorso e finirà giovedì prossimo, non si capisce perché dovremmo trovare meno ridicolo «il dialogo di un pastore israelita con un roveto ardente».
L’ANNUNCIO DI JARRY, per bocca di Padre Ubu, risuona da oltre un secolo con rinnovata attualità: «La patafisica è una scienza che abbiamo inventato e il cui bisogno si faceva generalmente sentire». Nulla a che vedere con il «religioso» di cui si trova traccia in quello che forse è il vero culto contemporaneo, e che compare nel catalogo di Graziani all’ultima pagina, sotto mentite spoglie: è La chiesa del tempo presente, dalla quale scaturisce tanto l’immobilismo politico e filosofico dell’Occidente, quanto l’impostura di fronte all’ansiogeno scenario dell’iper-connessione globale.
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