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Olmi «ritrovato» racconta il disagio giovanile nell’Italia del boom

Olmi «ritrovato» racconta il disagio giovanile nell’Italia del boomUn fotogramma da «Il tentato suicido nell’adolescenza» di Olmi

Cinema Alle Giornate degli autori presentato «Il tentato suicidio nell’adolescenza» il mediometraggio del regista, trentacinque minuti che aggiungono un tassello importante alla sua filmografia

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 3 settembre 2017

T.S. come «the searchers», i cercatori di film che sono l’opposto dei ricercatori, i primi li liberano e li rimettono in circolo quanto i secondi li vivisezionano e li chiudono nell’accademia. T.S. come totalmente sconosciuto sepolto scomparso. T.S. è la sigla che contrassegnava quattro scatole da trecento metri di negativo conservate presso la Fondazione Micheletti di Brescia in cui Maurizio Orsola dell’Istituto Luce e Stefano Guerrini del Musil hanno trovato il mediometraggio Il tentato suicidio nell’adolescenza (T.S. giovanile) di Ermanno Olmi. Il film non compare in nessuna filmografia del regista, né si trovano tracce nelle Teche RAI scandagliate negli anni da Ciro Giorgini e Roberto Turigliatto di Fuori Orario, come scrive Tatti Sanguineti, chiamato a presentare la scoperta all’interno delle Giornate degli autori. Nonostante sia un inedito del più importante autore vivente del cinema italiano e faccia parte del corpus filmico del maggior cineasta del cinema «d’industria» T.S. giovanile olmiano è stato scartato dalle sezioni ufficiali della Mostra e sepolto in una proiezione unica, alle 22.15, nella sala più nascosta del Lido.

Eppure questi 35’ di Ermanno Olmi aggiungono un tassello importante nella sua filmografia. Il film, prodotto dalla multinazionale farmaceutica Sandoz e Gaspare Palumbo, affronta il tema del suicidio giovanile a Milano, siamo nel 1968 e all’interno del reparto di psichiatria d’urgenza aperto pochi anni prima diretto da Carlo Lorenzo Cazzullo, praticamente la punta sperimentale della psichiatria in Italia prima dell’avvento dell’antipsichiatria o «altra psichiatria», come preferiva chiamarla Basaglia.

Attraverso le interviste a Cazzullo e i suoi collaboratori, coadiuvato da grafici, Olmi fornisce cifre, dati scientifici, statistiche sui tentativi di suicidio tra i giovani che vivono a Milano. Più che i medici, la scienza e le cure farmaceutiche, totalmente assenti nonostante la produzione Sandoz, a Olmi interessano i giovani alle prese con le fragilità e le problematiche nuove a cui il proprio tempo, l’Italia del Boom, e lo spazio che abitano, la metropoli lombarda, li espone indifesi. Con un montaggio serrato di brevi sequenze, fotografie, primi piani il film restituisce tutta la nevrosi, la solitudine, l’alienazione che l’autore de Il posto e I fidanzati aveva raccontato già agli inizi dei ’60 ma al regista non bastano l’analisi economico-sociale, l’emigrazione, la perdita di valori a spiegare un fenomeno che nega nella pratica la fede e la speranza, tanto in Cristo quanto in Marx. Olmi ama quei giovani, siamo nel periodo dei Racconti dei giovani amori e La cotta, girati l’anno prima per la tv, è mosso da un naturale desiderio se non di salvarli quanto meno di aiutarli a comprendere, è convinto che non possa essere altro che l’amore il sentimento salvifico ed è supportato dalle statistiche che trovano nella delusione amorosa la prima causa dei tentativi di suicidio.

Per questo Olmi sceglie di ricostruire il caso di una ragazza che all’inizio è già nell’ambulanza, costruisce un’anatomia di un (tentato) suicidio, sottotitolo italiano al meraviglioso e contemporaneo Je t’aime, je t’aime di Alain Resnais. La ragazza, una volta rianimata dal primo soccorso, inizia un racconto a ritroso della fine del suo amore durante un week-end al mare; il film cambia, le sequenze dall’aereo, sulla spiaggia, a tavola segnano la distanza, lo spaesamento, la solitudine che Olmi, da cineasta vero, coglie e mostra attraverso le sole immagini mentre fuori campo la voce tremante della giovane prova a rimettere insieme i pezzi della sua fragile vita.

Perché Il tentato suicidio nell’adolescenza fu bloccato e sepolto seppur terminato e pronto per la stampa non si sa, di sicuro la Sandoz, che pure l’anno prima aveva coprodotto un altro mediometraggio di argomento simile, La Horla di Jean-Daniel Pollet, in cui Laurent Terzieff sembra alla fine riuscire nei suoi intenti suicidi, non avrà apprezzato che la ragazza protagonista tenti il suicidio proprio con le medicine. Ciò nonostante nessuno è riuscito davvero a suicidare T.S. giovanile, il film è vivo e in circolazione, già a fine mese si potrà rivedere al festival I milleocchi a Trieste. T.S. va TS, la città in cui Basaglia lasciò circolare «i matti» e Germani lascia libero il cinema.

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