Olanda, scontri e saccheggi contro il coprifuoco
Terzo giorno di scontri Per le destre dietro le contestazioni ci sarebbe «la feccia, spesso immigrata»
Terzo giorno di scontri Per le destre dietro le contestazioni ci sarebbe «la feccia, spesso immigrata»
Gli scontri e i disordini per le strade delle città olandesi, da Amsterdam a Den Haag, passando per altri centri minori, proseguono da giorni e hanno già portato all’arresto di centinaia di persone, oltre che a migliaia di sanzioni per la violazione del coprifuoco. È proprio questa misura, il divieto, cioè, di circolare dalle 21 alle 4.30 del mattino, adottata dal governo dimissionario del primo ministro Rutte, a aver scatenato la rabbia di quanti, soprattutto giovani, hanno animato le sommosse in varie città olandesi: grandi centri, come Amsterdam, Rotterdam o Den Haag, ma anche località dell’interno, come Den Bosch, Gouda, Zwolle.
Lanciati sui social network, i raduni hanno richiamato ragazzi e non per protestare in modo violento contro la decisione del governo: le immagini raccontano di folle arrabbiate che ribaltano isolati veicoli della polizia o che danno alle fiamme file di biciclette o che sfondano le vetrine di negozi e li saccheggiano. Dura la risposta delle forze dell’ordine che hanno schierato i reparti a cavallo e utilizzato i cannoni d’acqua e lanciato lacrimogeni. «Fa pensare agli scontri contro gli squatters», ha detto il portavoce della polizia, comparando la situazione degli ultimi giorni con quella di inizio anni ’80 quando forze dell’ordine e autonomi si affrontavano quotidianamente.
Le sommosse di questi giorni hanno preso il via, sabato sera, dalla città di Urk, roccaforte dei partiti cristiani più tradizionalisti, dove un gruppo di giovani ha dato fuoco a un drive in per i tamponi. Il giorno dopo, invece, gli scontri si sono svolti alla luce del sole con la polizia che è intervenuta in forze a disperdere la manifestazione di negazionisti e cittadini comuni nella spianata di Museumplein, a Amsterdam, e a Eindhoven, dove aveva annunciato la sua presenza anche la sigla di estrema destra Pegida. La dura risposta di domenica pomeriggio ha infiammato le strade poche ore dopo quando in tanti hanno deciso di sfidare il coprifuoco. Nottata di scontri, seppure con quasi un centinaio di arresti in meno, anche quella di lunedì, quando i reparti antisommossa sono intervenuti in una decina di città.
Reazioni unanimi di condanna sono arrivate dalle forze politiche che, invece, si sono divise nel voto parlamentare sul coprifuoco di giovedì. A dare il proprio assenso le forze di governo e l’opposizione di sinistra mentre l’estrema destra, il PVV di Wilders e il FvD di Baudet, ha votato contro. La responsabilità degli scontri, però, è chiara, secondo loro: «La feccia-spesso immigrata- che sta distruggendo la nostra nazione», ha attaccato Wilders, mentre, secondo il suo collega, «quanto succede non ha niente a che fare con la protesta ma tutto con una fallimentare immigrazione di massa».
Al di là delle polemiche strumentali della destra, è evidente il malcontento nei confronti della gestione altalenante della pandemia da parte del primo ministro Mark Rutte e del suo governo. Nonostante una decisa diminuzione dei casi di positività nell’ultima settimana, mediamente poco più di 5000 nuovi contagi al giorno, il tasso di tamponi positivi su quelli effettuati stabile all’11,7% e il tasso di riproduzione rT poco sotto l’1, le misure di contenimento sono state a lungo trascurate e sottovalutate, come le mascherine nei luoghi chiusi, divenute obbligatorie solo da qualche settimana, o lo stesso coprifuoco, e ora adottate con urgenza.
Però, i sondaggi danno il primo ministro ancora in testa alle elezioni del 17 marzo. «C’è un generale senso di rassegnazione come se non ci fosse un’alternativa politica a Mark Rutte», scrive un utente su Facebook. Alle fiamme nelle strade corrisponde il vuoto delle proposte politiche.
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