Visioni

«Ognuno è perfetto», la forza della «diversità»

«Ognuno è perfetto», la forza della «diversità»Edoardo Leo e Gabriele Di Bello

Televisione Il 16,17 e 23 dicembre su Rai uno la fiction diretta da Giampiero Campiotti e interpretata da Edoardo Leo, Nicole Grimaudo, Cristiana Capotondi su un gruppo di ragazzi con sindrome di Down

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 10 dicembre 2019

I toni da commedia leggera conditi con un pizzico di noir e road movie, per introdurre il pubblico di Rai 1 al mondo della cosiddetta «disabilità» e nello specifico raccontare un microcosmo formato da un gruppo di ragazzi con la sindrome di Down. Ognuno è perfetto – tre prime serate in onda il 16,17 e 23 dicembre – per la regia di Giampiero Campiotti e la sceneggiatura di Fabio Bonifacci, si ispira a un format belga prendendosi numerose licenze. Al centro la storia di Rick (Gabriele Di Bello) i rapporti con i genitori Ivan (Edoardo Leo), la madre Alessia (Nicole Grimaudo) e il suo inserimento in una cioccolateria, una piccola azienda dove sono impiegati altri ragazzi down e dove troverà anche una fidanzata. Ma più che la trama, l’interesse degli autori è cogliere i vari aspetti dei rapporti fra ragazzi: il tema del lavoro invece di eterni stage, per rendersi autonomi e il diritto alla sessualità, reso in un divertente dialogo fra Bello e Leo inusuale per le prime serate di viale Mazzini…

«MI SONO reso conto – spiega Campiotti – di quanto sarebbe stato difficile far recitare un copione definito ai ragazzi con la sindrome. Non solo hanno problemi di memoria e concentrazione, ma in alcuni casi difficoltà di comprensione. Il rischio era che a metà riprese qualcuno potesse tirarsi indietro. Così ho pensato fosse importante creare un forte spirito di gruppo per trasformare il duro lavoro del set in un grande gioco e fare in modo che i ragazzi fossero sempre aiutati e protetti».

«ERA DA TEMPO che non lavoravo in una fiction», spiega Leo. «Ho aspettato un progetto interessante. Sono molto rompiscatole nella lettura delle sceneggiature, qui ho accettato prima di leggere. Volevo fare questo progetto da uomo e poi da attore».
Per Cristiana Capotondi, che nella fiction è Miriam, proprietaria della fabbrica: «Questo è l’esempio migliore di cosa questo mestiere può darti. Temevo all’inizio di non farcela, ma la determinazione e la sana follia di Giacomo e questi ragazzi, che hanno capito la responsabilità di quello che stavano facendo, ci ha aiutato. Mi porto a casa l’inutilità del senso del limite. Loro mi hanno insegnato questo».

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