Scuola

Oggi in piazza a Roma c’è la «vera scuola»

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Istruzione Il presidio dei sindacati è a piazza SS. Apostoli dalle 10,30. Il sottosegretario alla scuola Faraone (Pd): «La Buona scuola è rivoluzionaria, normale che ci siano conservatorismi». Nella neolingua renziana significa: creazione del preside-manager a capo della scuola-azienda e potere di chiamata diretta dei 100.701 assunti (a settembre)

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 18 aprile 2015

Dalle 10,30 a piazza Santi Apostoli di Roma le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) della scuola, aderenti a Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, manifesteranno contro la «Buona Scuola» di Renzi. Il Ddl è stato definito «rivoluzionario» dal sottosegretario all’Istruzione Faraone (Pd). In un certo senso ha ragione. Il provvedimento in discussione alla Camera, e da approvare molto in fretta per il governo, realizza il vecchio sogno berlusconiano del «preside manager» che ha il potere di chiamata diretta sui 100.701 docenti precari assunti il prossimo settembre. E avrà anche il potere di aumentargli lo stipendio.

L’ossessione dirigista e aziendalista presente nel Ddl esprime la vocazione di tutte le riforme della scuola dal 2000 quando al governo c’era il centro-sinistra. Le Rsu chiedono profonde modifiche al Ddl in nome degli 810 mila lavoratori della scuola (oltre l’80% della categoria) che le hanno elette. «Noi siamo la vera scuola» sostengono. Il corpo vivo che poi dovrà subire le conseguenze del garbuglio incostituzionale con il quale il governo Renzi sta ricattando l’intero parlamento. Nel dettaglio le Rsu criticano il modello che Faraone ritiene «rivoluzionario». Più chiaramente: l’oggetto della contesa è la gestione autoritaria degli istituti, come del personale docente e amministrativo, che l’esecutivo intende rafforzare.

«Sono stravolti i principi di un’autonomia fondata sulla collegialità, la cooperazione e la condivisione» sostengono i sindacati che sono favorevoli «a un piano di assunzioni che assicuri la stabilità del lavoro per tutto il personale docente e Ata impiegato da anni precariamente». Resta da capire se le annunciatissime assunzioni di un terzo dei docenti precari nella scuola (ma non di quelli Ata) saranno coerenti con il contratto nazionale della categoria, oltre che del dettato costituzionale. Da quanto si legge invece nella bozza del Ddl in discussione sembra proprio di no: i docenti verranno iscritti ad albi da cui i presidi nomineranno i loro preferiti e saranno trattati da lavoratori stagionali e come «tappabuchi» per le supplenze (all’incirca la metà degli assunti). I sindacati chiedono anche «forti investimenti». La risposta di Faraone: «Ascolteremo tutti. È normale che ci siano dei conservatorismi e delle diffidenze».

Nella neolingua renziana «conservatore» significa difendere la costituzione e il diritto del lavoro. Scene già viste. Ai sindacati toccherebbe provare a innovare questo spartito. A sostenere la manifestazione ci sarà Susanna Camusso, segretaria Cgil, che dice «no all’idea di una scuola come privilegio» e i parlamentari di Sel che ieri hanno espresso le loro preoccupazioni sull’iter del Ddl alla presidente della Camera Laura Boldrini: «Un percorso a tappe forzate che umilia il Parlamento e un settore importantissimo per il nostro Paese».

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