Radio radicale, oggi il voto sulle mozioni al Senato. E spunta quella di Lega-M5S
Editoria L'Agcom insiste, arriva la schiarita dalla maggioranza. Due i punti: non rinnovare la concessione senza una vera gara e mettere in sicurezza e digitalizzare gli archivi dell'emittente, risorsa preziosa
Editoria L'Agcom insiste, arriva la schiarita dalla maggioranza. Due i punti: non rinnovare la concessione senza una vera gara e mettere in sicurezza e digitalizzare gli archivi dell'emittente, risorsa preziosa
C’è un nuovo appello al governo da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni affinché si proroghi in qualche modo, anche se già scaduta il 21 maggio, la convenzione con Radio Radicale per la trasmissione delle sedute parlamentari.
Dopo la segnalazione urgente inviata più di un mese fa, l’Agcom torna a mettere in guardia l’esecutivo: «Secondo la Legge Finanziaria del 1998 che rinnovava la convenzione scaduta nel 1994 (e più volte prorogata, ndr) andava eseguita una nuova gara – ha ricordato ieri Antonio Nicita, commissario AgCom – ma prima di ciò andava eseguita una riforma complessiva del settore radio-televisivo. Quindi evidentemente il combinato stabilito dalla legislazione fa sì che, prima che si compia una nuova gara, questo servizio che è un servizio di interesse generale non possa essere interrotto».
La soluzione, se ci sarà, è rinviata comunque almeno a lunedì, quando alla Camera, nelle commissioni congiunte Bilancio e Finanza, si riprenderà l’esame degli emendamenti al Dl crescita. Con la speranza che il M5S segua la strada che sembra indicare nelle ultime ore il presidente della Camera Fico e riammetta alla discussione dell’Aula gli emendamenti che possono salvare Radio Radicale.
Molto importante dal punto di vista politico però è il voto, previsto per oggi pomeriggio al Senato, della mozione presentata da Leu con Pd, FI e FdI che «impegna il governo a reperire le risorse per il rinnovo della convenzione dopo il 21 maggio 2019 e fino alla fine dell’anno» e «a rinnovare, conseguentemente, la convenzione con lo Stato italiano».
Dopo la batosta elettorale, Di Maio sta riflettendo sull’impatto mediatico di un voto che li vedrebbe, soli contro tutti, tifare per la morte della più importante radio politica italiana, che fornisce un servizio pubblico d’eccezione da 43 anni. E infatti, secondo fonti di “palazzo”, le mozioni si potrebbero moltiplicare e forse potrebbe spuntare perfino una di maggioranza che cerca di far dimenticare la rabbiosa opposizione del sottosegretario Crimi.
In serata i 5 stelle annunciano: «Abbiamo depositato, d’accordo con la Lega, una mozione con cui facciamo prendere due impegni al governo: il primo è volto a non rinnovare la concessione senza una vera gara; e il secondo è a mettere in sicurezza e digitalizzare gli archivi di Radio Radicale, che rappresentano una risorsa preziosa. Nessuno vuole chiudere la radio» è la conclusione, ma una «radio privata» «non può stare in piedi solo grazie ai soldi delle vostre tasse, soldi pubblici».
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