Visioni

Offspring, metamorfosi per (l’ex) musica ribelle

Offspring, metamorfosi per (l’ex) musica ribelleThe Offspring – foto di Daveed Benito

Note sparse Nuovo album per la band americana "Supercharged"

Pubblicato un giorno faEdizione del 30 ottobre 2024

Tornano gli Offspring con un album che talvolta resuscita corpi musicali di un loro punk estinto da anni, ma sono remoti i tempi di una musica ribelle e cattiva che furono quelli di Ignition e di Smash, soprattutto del primo album omonimo del 1989, il loro capolavoro, con canzoni come Tehran, Beheaded o Kill the President. Nei suoi momenti più alti e ispirati, Supercharged rimanda se non ai fasti rabbiosi di quegli straordinari primi album, ai due successivi, i comunque più che validi Ixnay on the Hombre e Americana, l’inizio, ma solo lo spettro di un inizio, della metamorfosi degli Offspring in qualcosa di più accattivante per compiacere orecchie non abituate alla musica irriverente del grande punk californiano indie degli anni ’80 e ’90.

DIECI CANZONI eseguite e cantate con mestiere degno di nota che trascorrono piacevoli, spesso confuse tra l’antica anima punk e un pop rock da radio mainstream. L’indecisione stilistica più che una vera e propria contaminazione, non funziona in alcune canzoni che così si rivelano traballanti, discontinue nell’alimentare una potenza sonora convincente. Ecco quindi l’apertura con Lookin’out for n 1, forse la canzone sbagliata per cominciare l’album proprio per lo stridere tra il ritornello trascinante con le strofe e i bridge di un pop stentato. Si decolla invece con le due successive, Light it up e The Fall Guy, con la loro distorta velocità e i cori esaltanti; mentre un esempio di un pop californiano riuscito e melodico è Make it All Right, che ammicca alla famosissima Pretty Fly for a White Guy risultando tuttavia più ispirata. Solo una gradevole canzonetta melodica è Ok But this is the Last Time che è seguita da uno dei pezzi più forti, «veri« e punk dell’album, ovvero Truth in Fiction, con echi alla Bad Religion. Strepitoso è lo svolgimento di Come To Brazil, la cui coda è purtroppo turbata da triti cori da stadio, una soluzione scontata e poco ispirata. Concisa e potente, con accenti a sonorità anni ’70, è Get Some, seguita dal vertice artistico dell’album, Hanging by a Thread, nella quale torna quello spirito disperato, oscuro, dei primi Offspring; una canzone assai più riuscita della insipida e conclusiva You can’t get there from here.
Supercharged è il lavoro più interessante degli Offspring da Cospiracy of the One, non un ritorno alle origini ma una riflessione su di queste e sulla propria storia.

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