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«Oceano Nero», un mondo nuovo per Corto Maltese

«Oceano Nero», un mondo nuovo per Corto Maltese

Intervista Martin Quenehen e Bastien Vives hanno scritto una nuova avventura dell'eroe di Hugo Pratt

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 13 novembre 2021

Si chiama Oceano Nero la storia del nuovo Corto Maltese: pubblicato in Italia da Cong, l’agenzia che gestisce e promuove il patrimonio artistico di Hugo Pratt, il libro a due mesi dall’uscita è alla terza ristampa. Lo hanno scritto e disegnato Martin Quenehen e Bastien Vives, ma non si tratta del Corto che conosciamo: nella lettura e nelle mani della coppia di giovani autori francesi, l’eroe prattiano fa un balzo temporale in avanti trascinandoci in un’avventura che tocca tre continenti, nella quale il mito e tradizione si dissolvono negli interessi economici del mondo globale. Li abbiamo incontrati a Lucca Comics and Games alla fine del tradizionale bagno di folla del firmacopie.

Dopo la prima vostra collaborazione nel libro «Quatorze juillet», pubblicato in Francia da Casterman, come è nata l’idea di un nuovo Corto?
Bastien Vives: Durante le sessioni di dedica di «Quatorze juillet» a Bruxelles poco prima della pandemia, Martin mi parlava in continuazione di Corto Maltese. Mi sembrava completamente innamorato di lui, quindi mi sono messo a leggerlo meglio, perché spesso non eravamo d’accordo.
Effettivamente rileggendolo mi sono reso conto che il personaggio funziona molto bene per dettagli e aspetti che prima non avevo apprezzato. Quindi ho detto a Martin di scrivere una storia e abbiamo fatto una proposta a Casterman: l’unica condizione che ho posto a Martin è che dovesse essere ambientato nella nostra epoca. Per me era molto interessante aprire un’altra strada per il personaggio, visto che quello «storico» era stato già ripreso nei libri di Pellejero e Canales.

Il vostro Corto nasce praticamente 100 anni dopo quello prattiano: come si conservano le caratteristiche estetiche- il suo irresistibile fascino-e quelle morali, quel suo essere al di sopra del bene e del male?
Martin Quenehen: Per me Corto è un personaggio senza tempo. Già Pratt nel 1967, l’anno in cui uscì La ballata del mare salato, pur respirando la spinta libertaria che è nell’aria, sceglie di ambientare la sua storia all’inizio del XX secolo, in un’epoca di avventuriere e gentiluomini di fortuna; un dato così prezioso per me come lettore da far sì che io stesso abbia voluto conservare la sua etica del viaggio, dell’incontro e della responsabilità individuale. La cosa importante per noi era conservare la capacità di Corto di far incontrare donne e uomini e di vivere nell’incontro delle culture. C’è bisogno di tornare a questi valori e a quest’approccio avventuroso.

Il riferimento esplicito all’11 settembre ci colloca nell’epoca dei grandi sconvolgimenti globali…
Esatto, una situazione simile a quella del periodo in cui si svolgono le avventure del Corto Maltese prattiano, ambientate nei primi 30 anni del XX secolo.

Per quanto sia difficile dire cosa o quale storia di Corto Maltese di Pratt, qual è la caratteristica del suo lavoro che più ammirate e che avete cercato di trasportare in Oceano Nero, nello stile grafico e nella narrazione?
BV: Quando si lavora a un adattamento si deve riflettere su quali fossero le domande che l’autore si faceva. Per cui ci siamo posti a nostra volta le domande di Pratt, evitando di dare le stesse risposte. Ci sono tanti ingredienti che abbiamo riutilizzato, a partire dalla filosofia di Corto e dalla relazione tra i personaggi.
MQ: C’è una frase famosa di Pratt che dice «Io racconto la verità nella forma del mio sogno». Per me è molto prezioso che da una parte ci sia la verità storica e tutti quei piccoli dettagli che raccontano la nostra storia e la nostra vita, e che dall’altro ci siano quelle che Hugo Pratt chiamava le chiavi iniziatiche, così come il sogno o la danza, un movimento interno nella storia, fondamentale per le relazioni tra i personaggi è fondamentale. Nietzsche diceva che bisogna far danzare la vita e Corto fa lo stesso: attraversa la vita come un danzatore.

I personaggi femminili della vostra storia tengono testa a questo nuovo Maltese e reggono il confronto che le indimenticabili eroine prattiane. Da dove vengono Freya e Raua?

BV: Io mi sento molto a mio agio nel disegnare e descrivere le donne, le ammiro e le rispetto, e condivido appieno la passione che anche Hugo Pratt aveva per loro. Il mio sguardo sul femminile è una parte molto importante della mia opera. Per quanto ci sia affinità con Pratt, mi sento comunque si aver utilizzato uno sguardo più tenero e di aver conservato la sensibilità di queste donne, rispetto a quelle prattiane, forti e a volte un po’ dure. Tra l’altro siamo nel XXI secolo, quindi era fondamentale attualizzare il rapporto tra uomini e donne, che all’epoca di Pratt erano molto diverso.
MQ: Quando ho scoperto da adolescente Corto Maltese, ho subìto immediatamente il fascino di questi personaggi femminili, poiché che in tutta la storia del fumetto lui disegnava non solo le donne più belle e desiderabili ma anche le più decise nelle loro azioni: tra loro c’erano leader politiche, avventuriere, delle veggenti e delle maghe. Quindi la cosa incredibile è stata per me scoprire che erano personaggi ispirati a donne realmente esistite.
È nata così la curiosità di continuare a far vivere questi grandi personaggi femminili in un altro immaginario e di renderli credibili anche non solo nella storia, ma nella storia delle donne. Più che inventare personaggi femminili, ci siamo documentati e ispirati a grandi donne realmente esistenti: la donna nera che lavora nella CIA; Freya, che è attivista e realizza documentari di guerra; Raua, che discende da una principessa Inca e che è curandera.
BV: La cosa geniale è che se togliessimo Corto dalla storia, questa andrebbe avanti lo stesso: tutti i personaggi hanno uno scopo proprio e tutti una dimensione complessa e realistica. Corto invece attraversa la storia, e al tempo stesso è catalizzatore di energia e azione.
Nelle sceneggiature attuali questo sarebbe impensabile, perché la storia gira sempre attorno a un protagonista che porta avanti tutta l’azione. Qua abbiamo un protagonista che non serve a niente e che comunque fa si che tutto accada. Questa è la poesia di Corto che abbiamo voluto far nostra.

Quanto peso ha la dimensione mitica nella costruzione della sceneggiatura e come si mantiene accattivante per i lettori di oggi?
MQ: Noi vediamo Maltese come un personaggio estremamente realistico, poetico, libero nei suoi obiettivi e nelle sue convinzioni, applicate a una vita contemporanea.
BV: Il nostro adattamento è realistico e proprio perché Corto è un personaggio che viene dal sogno e dal mito è stato possibile attaccarlo e legarlo alla realtà. Grazie a quest’immaginario abbiamo potuto ribaltare la sua essenza.
MQ: Nella cosmogonia d’Esiodo, Eros attraversa la Notte con la sua luce, sconvolgendola con il desiderio e l’amore. Corto con la sua sensualità fa lo stesso: crea un mondo nuovo

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