Occupazione del Cinema Palazzo: dieci anni dopo tutti assolti
Movimenti Lo spazio ancora vuoto dopo lo sgombero del 25 novembre scorso. In comune il Pd è pronto a collaborare con i 5 Stelle per restituirlo ai cittadini
Movimenti Lo spazio ancora vuoto dopo lo sgombero del 25 novembre scorso. In comune il Pd è pronto a collaborare con i 5 Stelle per restituirlo ai cittadini
Tutti assolti per l’occupazione del Cinema Palazzo. Lo ha stabilito ieri la giudice del tribunale di Roma Emilia Conforti. «Gli imputati non hanno commesso il fatto», ha detto in aula leggendo la sentenza che riguardava 12 persone. Le accuse partivano dai fatti del 12 dicembre 2011 quando, otto mesi dopo l’occupazione, la polizia giudiziaria della procura aveva tentato di apporre i sigilli all’edificio. Una mobilitazione del quartiere San Lorenzo lo aveva impedito per mantenere aperto il presidio sociale e culturale. Gli imputati sono stati pescati nel mucchio, successivamente, tra i 100/150 presenti.
«I SOGGETTI ACCUSATI non hanno invaso l’immobile per occuparlo, ma hanno avuto condotte che non c’entrano nulla con il reato contestato», dice l’avvocata Serena Tucci, che insieme a Federica Falconi ha difeso il sindacalista delle Clap Francesco Raparelli e gli attivisti dei movimenti sociali Guido Farinelli, Stefano Zarlenga e Ciro Colonna.
Tra gli imputati anche l’attrice Sabina Guzzanti, l’ex segretario del Pd romano Marco Miccoli, gli ex consiglieri capitolini di Action Nunzio D’Erme e Andrea Alzetta. Per tutti il rischio più grande era l’enorme richiesta di risarcimento danni avanzata dalla Camene Spa, una società dal retroterra torbido che affittò l’edificio per trasformarlo in una sala scommesse. Scatenando il malcontento del quartiere. Il Pm, che ha riconosciuto la natura politica e non criminale del gesto, aveva chiesto la pena minima prevista per «invasione di terreni o proprietà altrui»: sei mesi di carcere. La Camene invece, costituitasi parte civile, pretendeva ben 2,5 milioni di euro. Se anche una sola persona fosse stata condannata avrebbe dovuto risponderne in solido.
IN AULA per conto della società si è presentato solo Nicola Sgarra, ex direttore della Camene che verso la fine del procedimento è stato tirato in ballo come testimone (art. 507) e ha fornito molti materiali foto e video. Una procedura al limite visto che si trattava di un soggetto chiamato a deporre ma che aveva assistito, a dispetto delle più banali regole da osservare prima dell’esame testimoniale, alle precedenti udienze.
«Siamo estremamente felici per la notizia, anche se già sapevamo che le persone accusate non avevano alcuna responsabilità – commentano dal Cinema Palazzo – Oggi si ripropone con più urgenza la questione di restituire lo spazio alla collettività». Il 25 novembre scorso, infatti, l’edificio è stato sgomberato. Da allora la comunità che lo autogestiva, un insieme eterogeneo di realtà politiche, sociali, culturali e sportive, non ha mollato la presa. Ha continuato a organizzare attività nell’antistante piazza dei Sanniti, convocare manifestazioni e flashmob, interloquire con le istituzioni.
A UNA TRATTATIVA di più lunga durata con la Regione Lazio, se n’è affiancata una seconda con il Comune di Roma. La giunta 5 Stelle ha prima votato una memoria per salvaguardare la vocazione culturale dell’esperienza (16/12/2020) e poi realizzato un sopralluogo con gli assessori all’urbanistica Luca Montuori e al patrimonio Valentina Vivarelli per valutare l’immobile (21/01/2021). Dopo, però, non si è mosso più nulla. E nel frattempo Virginia Raggi ha perso la maggioranza in Campidoglio.
«La decisione del giudice è un’ottima notizia per Roma e apre la strada alla restituzione del Cinema Palazzo ai cittadini. Se la sindaca vuole davvero procedere su questa vicenda il Partito democratico è pronto ad assumersi le sue responsabilità. Non penalizziamo un quartiere per fare opposizione», afferma Marco Miccoli, deputato Pd fresco di assoluzione.
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