Europa

Obama vuole un ruolo «deciso» dell’Europa

Obama vuole un ruolo «deciso» dell’Europa

Usa/Nato La decisione è stata annunciata mercoledì dalla Roosevelt room della Casa Bianca: Obama lascerà in Afghanistan 8.400 soldati a stelle e strisce, invece dei 5.500 annunciati in precedenza. Una scelta […]

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 8 luglio 2016

La decisione è stata annunciata mercoledì dalla Roosevelt room della Casa Bianca: Obama lascerà in Afghanistan 8.400 soldati a stelle e strisce, invece dei 5.500 annunciati in precedenza. Una scelta ufficializzata due giorni fa, a ridosso del vertice Nato a Varsavia. Dove i 28 membri dell’Alleanza atlantica dovranno decidere tra le altre cose quante truppe tenere sul terreno, quanto a lungo, e soprattutto quanti soldi sborsare per mantenere e addestrare le forze di sicurezza afghane.

Mentre Obama torna per la terza volta sui suoi passi, disconoscendo l’impegno assunto nel 2013 di «portare a casa i nostri ragazzi», a Kabul hanno le idee chiare, almeno quando si tratta di soldi: «la nostra aspettativa è che i membri della Nato e gli Usa in accordo al patto bilaterale di sicurezza finanzino tutti i costi per le nostre forze di difesa e di sicurezza per i prossimi cinque anni», ha dichiarato ieri Mohammad Haneef Atmar, consigliere per la sicurezza nazionale del governo di unità nazionale. «Il costo è sui 5 miliardi di dollari annui, e ci aspettiamo di riceverne la gran parte dagli Usa».

Così è stato negli anni passati: dal 2001 a oggi, Washington si è assunta il peso finanziario maggiore: 91 miliardi complessivi. Non sono bastati a mettere in piedi un efficiente sistema locale di difesa e sicurezza. Da qui, la necessità di battere ancora una volta cassa. Che Obama abbia voluto ufficializzare la decisione sulle truppe Usa prima di Varsavia non è, dunque, un caso. Intende convincere gli alleati, sempre più recalcitranti, ad attingere alle proprie casse per una guerra che, a porte chiuse, tutti considerano persa.

Le richieste che gli Usa faranno a Varsavia ai partner europei riflettono una tendenza decennale, che non riguarda solo l’Afghanistan: almeno dagli anni Novanta, Washington ha sollecitato la vecchia Europa ad assumere un ruolo più deciso, con risorse maggiori e una maggiore capacità di intervento militare, per proiettare forza al di fuori della tradizionale cornice d’intervento dell’Alleanza atlantica. Gli europei si sono fatti convincere malvolentieri.

Più che per reale convinzione, l’hanno fatto per sudditanza all’alleato americano, come nel caso dell’Italia. Oltre che per quel vecchio preconcetto che assimila protagonismo diplomatico a esibizione dei muscoli, realismo politico a interventismo militare. Ma l’Afghanistan illumina anche l’altra grande contraddizione della Nato: un’alleanza nata per garantire la sicurezza collettiva degli Stati membri, e che si ritrova invece sempre più spesso a operare su fronti lontani, sulla base dell’idea che «per salvaguardare la sicurezza domestica, la Nato deve proiettare stabilità anche oltre i suoi confini», come recita uno dei documenti strategici dei primi anni Novanta. Il guaio è che, come dimostra il caso dell’Afghanistan – dove è in corso la più importante missione out-of-area della Nato – «proiettare stabilità» spesso vuol dire combattere forze (i Talebani) che non minacciano affatto i paesi della Nato; vuol dire alimentare l’instabilità e legittimare la guerriglia dei movimenti anti-governativi, che oggi nel paese centro-asiatico controllano un territorio più ampio di quello controllato nel 2001.

Archiviare questa logica è difficile. Tanto quanto uscire dal pantano afghano. Lo si potrebbe fare, a condizioni che la Nato non è disposta ad accettare: ammettere che l’opzione militare è fallimentare e controproducente. Accettare una volta per tutte l’idea la deterrenza non si fa con le armi in pugno, a casa altrui.

Il caso afghano è un monito evidente a cambiare rotta. Ma la Nato sembra volerlo usare per continuare con la vecchia formula: più soldi, più truppe. Più guerra.

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